sbarco salerno

di FILIPPO NOTARI

(del 6 aprile 2016)

Ha scelto d’intitolarla Bon Aventure. Un auspicio semplice, forse scontato e per certi versi stereotipato. Ma non per chi, ancora minorenne, è stato costretto a scappare dal suo Paese, viaggiando per mesi senza una meta precisa, prima di cercare su quei barconi della speranza l’appiglio per una nuova vita. Migliore. Quella che Alì, un ragazzone senegalese diventato da pochi giorni maggiorenne, ha trovato in Italia, e che adesso racconta in una canzone rap, incentrata sulla sua storia.

LA STORIA. Partito da Tambacunda (Senegal) nel settembre 2014 ha attraversato Mali, Algeria, Marocco, prima di arrivare in Libia per imbarcarsi alla volta dell’Italia. Un viaggio lungo dieci mesi, terminato nel porto di Reggio Calabria e il successivo trasferimento nel centro d’accoglienza di Baronissi. Nella struttura gestita dall’Associazione “La Tenda” ha trovato tanti amici e personale qualificato che l’ha aiutato ad ambientarsi alla perfezione, contribuendo a coltivare la sua grande passione per il rap. Alì, infatti, in Senegal faceva parte della Koono Crou 52, un gruppo di sette ragazzi accomunati dall’amore per l’hip hop. Passione che, giunto in Italia, pensava di dover accantonare, insieme a quella parte di vita che, ormai, apparteneva al suo passato.

RAP, CHE PASSIONE. Ma dopo un incontro casuale con Marcello Di Matteo, per tutti dj Marcellino, e sostenuto dal suo “angelo custode” Matteo Scarpa, ha deciso di raccontare in una canzone la sua storia. Ricordando il caldo asfissiante del deserto, il gelo dell’Algeria e quel “lidal tu ba sun” (“salite”) che veniva scandito come un ritornello mentre i migranti s’apprestavano a salire sul barcone dopo aver pagato un biglietto di 800 euro. «La canzone parla della mia vita, del mio viaggio verso un altro paese – racconta Alì nel testo tradotto in italiano da Matteo Scarpa – del Senegal e del perché sono dovuto scappare via, anche senza volerlo. Vivevo come un nemico dentro il mio stesso Paese. Troppi nemici, non si viveva bene, troppe difficoltà da affrontare. Per questo sono dovuto scappare».

Ostacoli che lo hanno spinto a lasciare il suo Paese, abbandonando la famiglia, gli amici e gli affetti più cari. Una fuga verso la speranza, lunga, difficile, ma culminata nell’abbraccio di un popolo che si è confermato nuovamente propenso all’accoglienza e pronto a spendersi per favorire l’integrazione di chi ha alle spalle un passato difficile e pregno di ostacoli. «Per tanto tempo, mesi, non mi sono fatto sentire più – prosegue il giovane senegalese, ricordando i rischi e le problematiche affrontate durante il suo viaggio – tutti pensavano che io fossi morto. Anche mia madre aveva tanta paura, perché sentiva tutti dire che suo figlio era morto. Fin quando le ho fatto sapere che stavo bene, che ero sano e salvo in Italia».

BON AVENTURE. Aneddoti raccontanti da Alì nella sua Bon Aventure, interpreta in lingua wolof e cantata in italiano da dj Marcellino. Una canzone registrata grazie al supporto dei Periferica Konnection e disponibile in rete da qualche giorno. Un mix di solidarietà ed accoglienza che ha permesso al giovane senegalese d’integrarsi alla perfezione, realizzando il sogno di tornare a cantare per raccontare il lato di una medaglia che troppo spesso viene oscurata. «Io non dimenticherò mai i miei amici, quelli che mi hanno aiutato in strada, lungo il mio viaggio – conclude Alì nella sua canzone – voi mi date coraggio, mi avete aiutato a passare la frontiera, il deserto, il mare. È con il vostro coraggio che ora io sono qui. Non con quello dei miei nemici. Con loro abbiamo uguali solo i denti bianchi ma non lo stesso cuore nero». Una nuova vita che, a breve, lo porterà a trasferirsi in un centro di seconda accoglienza dove spera di poter continuare a coltivare la sua passione. Bon Aventure, Alì.

 

 

 

 

 

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