di ALESSANDRO MOSCA
Fu un luglio strano, quello del 1995. Robbie Williams aveva lasciato i Take That, facendo strappare i capelli a migliaia di ragazzine di tutto il mondo mentre altri ridevano, scommettendo – seguendo le rivelazioni dei tabloid inglesi – chi fra lui e Gary Barlow fosse gay. In Jugoslavia si combattevano gli ultimi fuochi di una guerra terribile, l’Italia degli “altri sport” stava provando a riprendersi dopo la tragedia costata la vita a Fabio Casertelli, il ciclista oro olimpico a Barcellona 1992 morto dopo una caduta al Tour de France, nella discesa del colle pirenaico del Portet d’Aspet, aggrappandosi alle imprese di Marco Pantani. Il calcio veniva infiammato dal clamoroso “tradimento” di Roberto Baggio, la stella più brillante della Nazionale che un anno prima a Pasadena aveva perso il Mondiale ai rigori, passato dalla Juventus al Milan. E a Salerno? La nuova Salernitana di Franco Colomba lavorava e cercava di dimenticare l’addio di Delio Rossi, altra delusione dopo la promozione sfumata qualche settimana prima a Bergamo con l’Atalanta, aspettando il “miracolo di San Matteo” (i granata furono penalizzati di 4 punti, restituiti proprio il 21 settembre). Gli sportivi avevano segnato con il rosso due date, il 22 e il 23 luglio. Un appuntamento che gli appassionati di tennis non potevano perdere. Per niente al mondo. In quei giorni, però, si consumò la più umiliante sconfitta per la Nazionale femminile dello “sport nobile”. Un ko così pesante da poter essere paragonata all’umiliazione subita dal Brasile nell’ultimo Mondiale di calcio con la Germania. O alla batosta ricevuta nella Coppa del Mondo del 1966 dall’Italia con la Corea.
Speranze di riscatto
La Fit, la Federazione Italiana Tennis, in quella calda estate decise di portare per la prima (e unica) volta nella storia la Fed Cup, la Coppa Davis delle donne, nella città d’Arechi. La sede di gioco scelta fu il Tennis Club “Le Querce” di Ogliara, lo storico circolo di via Montecassino incastonato nella natura, fra filari di Sanginella e palazzine popolari, dove raccogliendo una pallina si può scorgere il mare del golfo, la Costiera amalfitana e quella cilentana. Sulla strada delle azzurre c’era l’Indonesia: un avversario da fare un sol boccone, per riscattare la precedente battuta d’arresto con il Canada. Ma sul “centralone” in terra battuta di Salerno ci fu spazio soltanto per un “inferno rosa”. Il punto più basso del tennis italiano. Senza la numero uno Sandra Cecchini, andata in crisi tecnica e psicologica nella precedente sfida con la maglia azzurra, toccò alle giovani difendere l’onore della bandiera tricolore. Aprì le danze Silvia Farina che liquidò velocemente, in due set senza storia (6-4, 6-0) la sconosciuta Romana Tedjakusuma: un successo che mandò in visibilio il folto pubblico delle “Querce”, capitanato dall’allora sindaco di Salerno (e attuale governatore della Regione Campania), Vincenzo De Luca. E poi? Il buio. E l’inizio di un’umiliazione dimenticata, accantonata, messa da parte.
L’incubo Basuki
I fantasmi del tracollo si materializzarono presto. Con un nome e cognome: la carneade Yayuk Basuki – capace qualche anno dopo di arrivare fino al numero 19 del ranking mondiale e vincere 6 titoli Wta – sconfisse, in serie la giovanissima Adriana Serra Zanetti (adesso apprezzata voce del tennis in tv) e la Farina. In svantaggio e a un passo dal baratro, la Serra Zanetti rialzò la testa e superò nell’ultimo singolare la Tedjakusuma, rinviando ogni verdetto al doppio. Il 23 luglio del 1995, a Salerno, andò in scena la sconfitta più umiliante del tennis italiano: la Farina e la Serra Zanetti nel primo set diedero già segni di cedimento, mentale e fisico, perdendo al tie break contro la poco assortita coppia indonesiana. Un’onta che comportò il blocco totale delle azzurre, capaci dell’impresa di perdere il secondo set portando a casa soltanto un game. Una disfatta totale che “costrinse” la Rai alla “censura”. La tv di Stato, come si legge in un lancio d’agenzia Adkronos dell’epoca, non mandò in onda i match nel corso del consueto appuntamento con il “Pomeriggio sportivo” di Raitre.
La rinascita e l’attesa
L’eco del ko salernitano avviò processi che, con gli anni, hanno portato a rivoluzionare i metodi di gioco e allenamento, permettendo alle varie Pennetta, Schiavone ed Errani di mettersi in luce fra le atlete più talentuose dell’intero globo. Il grande tennis, però, a Salerno non c’ha mai più messo piede. Il circolo “Le Querce” sta tornando allo splendore di un tempo e, chissà, in futuro potrà ospitare altri eventi del genere. L’amministrazione comunale di Salerno c’ha provato, candidando per le prossime Universiadi campane del 2019 i campi del circolo “Di Ninno” di Lungomare Tafuri per ospitare il torneo femminile, con la promessa di costruire un centrale dotato di tribune. Ha vinto Napoli, con il torneo che si disputerà nello scenario di via Caracciolo. Per cancellare la macchia del “Maracanazo di Ogliara” ci vorrà ancora un po’ di tempo…