di DARIO CIOFFI
La prima cosa su cui dovremmo metterci d’accordo è il “sesso”: «il Var» o «la Var»? Un amico “moviolista” di natura – nel senso che lui nella vita fa tutto con molta calma – è sicuro: «Si dice “il Var”, al maschile». Sarebbe credibile, se non fosse che da sempre lui sostiene, contro chi l’accusa d’aver la “mano lesta”, che «non rubo accendini, questa è la mia e l’ho comprata oggi». Insomma, si resta nel dubbio. Roberto Rosetti, ex arbitro e ora a capo della sperimentazione della “moviola in campo” nel calcio italiano, conferma: «Meglio “il Var”». Però la disputa linguistica promette di continuare.
Il primo bilancio
Assai più difficile, invece, sarà mettersi d’accordo nel merito degli episodi. La prima giornata di serie A ha tenuto a battesimo la nuova sperimentazione. È andata benino. Almeno sotto l’aspetto “disciplinare”. Il rischio di veder tutti i calciatori in campo mimare il monitor (l’unico che può farlo è l’arbitro), a mo’ di balletto «automobili-telefoni-tv» di Heather Parisi in “Cicale-Cicale”, al debutto è stato scongiurato. Resta da capire quanto il direttore di gara venga influenzato o “aiutato” dai suggerimenti dei colleghi che sono al video, occorre limare i tempi di revisione degli episodi, ma tutto sommato la soddisfazione del già citato Rosetti e del presidente federale Carlo Tavecchio (intervistati stamattina da Radio Rai) è legittima.
«Rivediamola»
In fondo, la “moviola” è un sostegno, importante, per correggere eventuali “cappellate”, eppure non può esser garanzia d’eliminazione completa degli errori. Sarebbe come sostituire la figura dell’arbitro con un computer, ma anche quelli sul più bello si bloccano, e se li chiami «cornuti» neppure ti sentono. Il fallo da rigore su Icardi, che ha portato all’1-0 in Inter-Fiorentina, per esempio, la tv l’ha mostrato per tre volte, da altrettanti punti di vista differenti, senza fugare il ragionevole dubbio del «sì, però…». Sembrava netto. Ma sembrava o lo era? Che lo fosse davvero s’è capitato solo al quarto replay, quello in “controcampo”. Allora sì, che il contatto s’è visto nitidamente.
Questione di stile
Morale: si sbaglierà ancora, si spera un po’ meno, e sarà compito dei calciatori evitare che l’attesa del giudizio si trasformi in “sceneggiate” che fomentino il pubblico. Di “teatrini”, nel nostro calcio, ce ne sono già abbastanza. Serve spettacolo. Var o non Var. Che sia maschio o che sia femmina…