di SABATO ROMEO
“Non ci credo”. L’ultima immagine di Arek Milik e il Napoli era rimasta questa: tutta l’incredulità del San Paolo e le mani sugli occhi di Maurizio Sarri dopo quel liscio clamoroso del polacco nel finale confuso col Nizza. Un 2-0 importante per incanalare la qualificazione nel verso giusto seppur senza il punto esclamativo. Ci ha ripensato a lungo il gigante polacco, atteso da una stagione importante sia per le ambizioni del Napoli che per ridare slancio ad un cammino professionale fermatosi di colpo dopo il crak del suo ginocchio. Un pre-campionato vissuto in sordina, convivendo con la luce abbagliante di un Dries Mertens scatenato e con la sana ambizione di riconfermarsi dopo un’annata fenomenale.
Occasione sfruttata
E chissà che quel gol mancato proprio col Nizza non sia stato l’argomento principale per condurre Maurizio Sarri a rovesciare tutti i suoi piani pre-Verona. Troppo importante il pass per la Champions, meglio risparmiare il folletto Dries sull’ostico e infimo campo di Verona dando spazio al fisico da corazziere e alla voglia di riscatto di Milik. La prima sorpresa di formazione stagionale è così servita. L’approccio al match del polacco però non è dei migliorare. Tanti errori tecnici, poco movimento senza palla prima del lampo che illumina il”Bentegodi”: la stoccata di destro, piede non preferito, sulla deliziosa palla d’esterno di Insigne è un colpo da campione, la firma che cancella mesi di aspettative e settimane di critiche mosse sottovoce ma sempre più insistenti.
Chance inaspettata
Eppure scalare posizioni nella gerarchia di Sarri è missione quasi impossibile. Ma c’è il fato a far trattenere il respiro a tutta Napoli e dare chissà una nuova maglia da titolare all’ex Ajax. Il dito di Mertens toccato duro nel rovente finale di Verona fa ancora male e rischiare sembra la scelta peggiore soprattutto dopo soli centottanta minuti stagionali. Il belga è tra i convocati ma Milik ha messo già la freccia e aspetta di riascoltare quella musichetta della Champions che lo scorso anno era preludio al gol. Due con la Dinamo Kiev, il penalty trasformato con freddezza nella goleada del Benfica. Tre gol in due partite, media altissima prima del doloroso “crack”. Ora la nuova chance per dare un calcio al passato e riscrivere il presente. Milik c’è, e non ha più voglia di fermarsi.