Cavese tifosi

«Con rabbia e sudore onorate questa maglia… artigli affilati in ogni battaglia». È il messaggio che campeggiava ieri sera, sulla “vecchia” Curva Sud dello stadio Simonetta Lamberti, ora dedicata «all’unico numero 6 che Cava possa mai avere», come spesso (più di) qualcuno ama ripetere. L’anno zero della Cavese riparte da poche parole, scritte con vernice blu su carta bianca. Su quella balconata, fino a qualche mese fa, era affisso un altro striscione: «Più forti di chi ci vuole morti». Una frase ricorrente. Anche quest’estate, gli aquilotti sono andati a un passo dal baratro. Di nuovo. Rialzandosi soltanto grazie alla forza della propria gente, all’impegno della tifoseria e di chi, prima di far l’imprenditore, ha frequentato i gradoni del settore più caldo del Lamberti.

La notte delle speranze

Si sono promessi eterno amore, i tifosi e i calciatori della Cavese. La maglia sudata in cambio di un sostegno incessante: è questo il patto di sangue sancito nel corso della presentazione della squadra. Una serata che ha chiuso mesi all’insegna dell’indecisione. Tutto cominciò con la sconfitta nel big match della scorsa stagione con la Sicula Leonzio, quel ko davanti a 3mila persone che scacciò definitivamente il sogno promozione, fu l’inizio della fine dell’esperienza di Domenico Campitiello, il patron entrato nel mirino di buona parte della città. Non è mai scattata la scintilla fra “mister Jomi” e il pubblico degli aquilotti, disposti a ripartire dai dilettanti regionali pur di liberarsi dell’imprenditore paganese. L’equilibrio e il buonsenso hanno prevalso, consentendo così a Campitiello di lasciare ma esser comunque presente con la sponsorizzazione del club. Ci penseranno i “soliti” imprenditori locali – quelli scesi in campo già in altre occasioni – capeggiati da Antonio Fariello, ad “allungare la vita” dei metelliani. Contando sull’appoggio dei propri tifosi.

Patto per il “bene comune”

Il new deal ha il marchio, tangibile, dei supporters. Pronti a mettere da parte le incomprensioni sorte negli ultimi anni pur di preservare il “bene comune”. Un messaggio passato già a inizio mese quando, tutti in marcia, hanno ricordato alla città il loro senso d’appartenenza. Una sensazione che si è rafforzata ieri sera. In Curva Sud c’era un altro inequivocabile striscione: «U’sess con noi», il due aste portato orgogliosamente in tutt’Italia dal Nucleo Mods, in ricordo del loro fratello Valentino. La loro postazione, per nove lunghi anni, non era quella: ma la voglia di riunirsi e abbracciarsi intorno alla Cavese li hanno spinti a diffondere un volantino, annunciando il loro ritorno nel settore cuore pulsante dello stadio Lamberti. Poi ci sono cose che non cambiano. Anche ieri sera, infatti, la signora Carmela non ha mancato di consegnare il classico mazzo di fiori per augurare una buon campionato. La magia della semplicità.

Garanzia in panchina

Leonardo Bitetto ha rivisto dopo chissà quanti anni così tanta gente al Lamberti. Per lui, per dirla alla maniera catalana, la Cavese è “mas que un club”, più di una squadra. Nella città dei portici ha fatto nascere suo figlio, ha praticamente smesso di giocare dopo un grave infortunio. Bitetto, a Cava, non è uno qualunque. Qui è entrato nella mitologia collettiva, occupando un posto d’onore in quella cantilena di 11 nomi («Paleari, Gregorio, Pidone…») recitata a memoria da oltre trent’anni. Era in campo a San Siro il 7 novembre 1982, titolare con il numero 4 in quella squadra che rese inutile il gol dello squalo Jordan e abbattere il grande Milan con le reti di Tivelli e Di Michele. Bitetto è uno di quelli che ha fatto diventare leggenda la “Real” Cavese. Ora riparte dalla serie D, dopo aver catturato l’occhio di tanti appassionati-cultori della materia calcio con il suo Melfi e qualche passaggio a vuoto successivo a quella felice esperienza. Ora ci riproverà nella “sua” città, contando su un roster d’alto livello: l’eterno Vincenzo Marruocco in porta, il bomber Gianluca De Angelis e le “frecce” d’attacco Giuseppe Fella e Fabio Oggiano hanno pedigree e curriculum che non consentono di nascondersi. Il profilo basso, dopo la partenza ritardata, è ritenuto d’obbligo dalla società. Ma le basi per far sì che questo sia l’ultimo “anno zero” della Cavese sono state create. Ai tifosi basteranno artigli affilati e maglia sudata…

(foto tratte dalla pagina Facebook Cavese Supporters)

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