di SABATO ROMEO
La depressione dell’estate o stress da mercato. L’incredibile virus del momento, la malattia che colpisce a macchia d’olio i campioni milionari del pallone. Un calciomercato a colpi di certificati, quando ormai i clamorosi retroscena di una sessione estiva sempre più pazza e fuori da ogni logica e realtà (il mercato folle del Psg deve far riflettere) sembra essere ormai diventata consuetudine e non più sorpresa. Addio al vecchio ma sempre caro concetto di bandiere, di giocatori simboli per maglie e tifoserie. Il mercato non dorme mai e non guarda più in faccia ai sentimentalismi o alle passioni anzi, aspetta solo la nuova occasione, la nuova chance per infrangere ogni record.
“Non posso giocare, sono malato”
E quando le trattative tra le società vanno per le lunghe nonostante i giochetti continui di calciatori e procuratori, ecco l’assist servito involontariamente dai medici di base. Certificato medico, cinque-sette giorni a casa, il tempo di chiudere la trattativa ed il gioco è fatto. Una moda sfruttata e non poco in questa calda e pazza estate calcistica italiana. Dal “mal di pancia” di Bernardeschi per saltare il ritiro con la Fiorentina in attesa del trasferimento agli odiati rivali della Juve, ai problemi emotivi di Kalinic, promesso sposo da tempo del nuovo e potente Milan. Toscana terra di malattie, così come Roma, con l’inquieto Keita definitivamente scomparso dai radar di casa Lazio in attesa di decifrare il suo futuro. Stessa storia per il gigante francese Kondogbia, afflitto da “stress” per la situazione rovente con l’Inter prima di ritrovare il sorriso a Valencia. Quello che si aspetta presto anche il milanista Niang. Lo Spartak Mosca lo corteggia da giorni, aspetta solo una sua firma ma deve fare i conti con “i problemi psicologici” evidenziati dal medico del calciatore, ben disposto a risolverli sotto la mole Antonelliana con la maglia del Torino che nel freddo russo.
Moda italiana ma non solo
Moltiplici i casi italiani, eppure nemmeno in giro per l’Europa si scherza. Il nuovo faraone Neymar non ebbe bisogno di presentare incartamenti simili al Barcellona pur di lasciare la Catalogna e volare in Francia per firmare il contratto milionario con il PSG. Il vuoto lasciato da O’Ney ha aperto non pochi malumori in giro per il vecchio continente: Coutinho spera ancora in un sì del Liverpool e intanto si è fermato per due settimane per un mal di schiena che di scomparire non ne vuole sapere. Peggio ancora ha fatto il giovane esterno del Borussia Dortmund Dembelè. Irraggiungibile e scomparso a poche ore da un’amichevole della squadra tedesca, alle preoccupazioni social di calciatore e club l’entourage del calciatore ha fatto pervenire solo un certificato di sette giorni al club, ricevendo in cambio però una multa da record. Diverso invece l’atteggiamento di Wenger per risolvere la grana Sanchez. “Tonsillite, resto a casa boss!”, aveva annunciato il cileno al suo tecnico in attesa di trasferirsi al Bayern Monaco. Risposta? Offerta rifiutata e visita legale a casa. Perché il calcio è pur sempre uno sport ma le prese in giro lasciano sempre il tempo che trovano.