di SABATO ROMEO

Benevola? Non proprio. Si è espressa la tanto attesa urna di Nyon e per le italiane di Champions le reazioni sono contrastanti. Perchè dalle mani di Shevchenko e Totti escono percorsi non impervi per Juventus e Napoli, mentre per la Roma la marcia verso Kiev sembra l’ultima settimana del “Tour de Force“. Proprio la squadra capitolina, che dalla sua storica bandiera ammainata qualche mese fa sperava in una magia come in campo per eludere l’incognita terza fascia e costruirsi un percorso più agevole. S’imbatterà nel Chelsea di Antonio Conte e nell’Atletico Madrid del Cholo Simeone, squadre antitesi del bel calcio ordinato dall’emergente Di Francesco e con il quale gettare il cuore oltre l’ostacolo. Perchè la squadra capitolina avrà l’obbligo di provarci, di confrontarsi con due solide realtà del calcio europeo provando ad analizzare fin dove può spingersi l’ambizioso progetto americano. La solidità di Antonio Conte da una parte,  un nome una garanzia ma alla prova del nove in Europa, il pragmatismo dell’Atletico di Simeone dall’altrp, fatto di aggressività e linee strette fra i reparti lasciando spazio alla velocità e alla fantasia di un reparto offensivo che fa rima con una batteria di quattrocentristi. E il modesto Qarabag? L’unica nota lieta di giornata, lasciando alla Roma salvo cataclismi quantomeno la possibilità del salvagente chiamato Europa League.

L’incognita Barça

E la Juve? Da squadra posizionata in prima fascia sperava in qualcosina in più. S’imbatterà ancora nel Barcellona, storicamente impossibile da battere ma attualmente solo una copia sbiadita della squadra che lasciava il mondo intero a bocca aperta. Perchè i segnali d’inferiorità lasciati in eredità dalla pesante lezione incassata dal Real Madrid in Supercoppa hanno aperto non poche crepe, come confidato in coro da Piquè e Iniesta. La separazione da Neymar non è ancora dimenticata e le prime frizioni fra dirigenza, squadra e tifosi non sono da sottovalutare. Negli occhi ci sono ancora i tre gol rifilati ai catalani nell’odierno “Allianz Stadium” poco più di tre mesi fa. Esempio vivido e che deve ricordare alla Juve chi è la più forte. Lotteranno per il primo posto Juve e Barça, in un girone completato da Olympiakos e Sporting Lisbona. Terza fascia di lusso, quarta col brivido, perchè i portoghesi sono pur sempre avversari insidiosi e imbottiti di calciatori con esperienza (Coentrao, Rui Patricio, Mathieu, Doumbia, Dost), a differenza dei biancorossi greci ancora alla ricerca della loro identità.

Sarrismo al cospetto di Guardiola

Si prospettava durissima per il Napoli ed invece la dea bendata si è come ricordata dello scoglio Nizza lasciato qualche settimana fa nella marcia verso la Champions, tendendo la mano ai parteonei. Perchè lo Shakthar, questo Shakthar, come squadra posizionata in prima fascia è un affare. Non c’è più Lucescu ma in dote ci sono tanti giovani brasiliani con voglia di emergere in un ambiente difficile e con uno stadio che porta i segni dei recenti attacchi russi. Lo scettro della favorita va così al Manchester City, creatura di quel Pep Guardiola destinato a dare spettacolo nella doppia sfida con Sarri. Il tiki-taka Guardiolano da una parte, quello Sarrista dall’altra, l’ultimo esame di maturità per capire fin dove può spingersi l’estetismo napoletano fuori dal confine. Lontani i tempi delle imprese firmate Cavani sia all'”Ethiad Stadium” che al “San Paolo“, ora questo Napoli non è più cenerentola ma realtà, con la sana ambizione di poter provare addirittura il colpaccio e mettere le mani sul primo posto. Tanto passerà anche del Feyenoord, sorteggiata in quella quarta fascia dove Maribor e Apoel rappresentavano il sogno con la lettera maiuscola. Troppo, forse playstation. Anche perchè questa realtà supera già ogni più rosea aspettativa.

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