zeman pescara

di DARIO CIOFFI

Sono sparite le Marlboro, perché in panchina da qualche stagione non si fuma più, ma vedere una partita d’una squadra di Zeman, oggi come 25 anni fa, dà la certezza che non ci si annoierà. Certo, chi ha visto Pescara-Foggia 5-1, posticipo domenicale della prima giornata di serie B, “ammonirà” a non soffermarsi al clamore d’un risultato così netto da sembrare – e ovviamente lo è – inequivocabile ma non figlio d’un match senza storia. Anzi.

Difese assediate

Per buoni tratti della gara i rossoneri hanno comandato il gioco, creando tanto e sprecando tutto. Alla lunga i pugliesi si sono arresi alla qualità della formazione adriatica, che come tutte le neo retrocesse dalla serie A parte tra le favorite per la promozione per “diritto di paracadute” (i milioni di euro di “risarcimento” post retrocessione concessi per ritentare subito la scalata). Pigliacelli è stato portiere-saracinesca, Pettinari con una tripletta ha finito col diventare devastante (meraviglioso l’ultimo gol, pure se con la difesa avversaria in versione “fermo immagine”), Benali e Mancuso hanno completato l’opera lasciando alla rete di Gerbo significato solo per le statistiche e i “bollettari” che avevano scommesso sul “gol & gol”.

Il maestro e l’allievo

È finita in imbarcata, insomma. Un rischio che nessuno più di Giovanni Stroppa avrebbe potuto mettere in preventivo. Sì, perché l’allenatore del Foggia, con la stessa maglia ma “nell’altra vita” da calciatore, di goleade ne ha festeggiate tante quando il suo allenatore era proprio Zdenek Zeman. Era l’alba degli anni Novanta, il tempo in cui il 4-3-3 del “maestro di Praga” cominciava a dar lezioni e schiaffi in giro per l’Italia, accettando anche di subire tantissimo, e però riempendo le domeniche della nostra serie A di partite così spettacolari e piene di reti che gli storici cronisti di “90° minuto” facevano fatica a rientrare nei canonici 3 minuti prima di ridare la linea a Galeazzi.

Ritorno al futuro

Nel calcio del tatticismo esasperato, ora come allora, il gioco spregiudicato e se volete pure incosciente di Zeman, anche alla veneranda età di 70 anni, è una boccata d’ossigeno. Profonda come un “tiro” di sigaretta di Zdenek, quando poteva accompagnare le sue squadre dalla panchina fumando una raffica di Marlboro. Oggi, in fondo, mancavano solo quelle…

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