Chi ha visto “Il sindaco pescatore”, la fiction Rai dedicata ad Angelo Vassallo, è rimasto colpito dal “finale”: il primo cittadino di Pollica ucciso sotto casa, nella frazione Acciaroli, da una raffica di colpi di pistola sparata da un killer senza volto. È stata la riproduzione della realtà, visto che ancora oggi, quasi 7 anni dopo quell’omicidio avvenuto il 5 settembre 2010 nello splendido borgo del Cilento, non si conosce l’identità dell’assassino. Un mistero italiano su cui la Procura di Salerno sta continuando a lavorare incessantemente. E che in questi giorni avrebbe conosciuto un’importante svolta.

Il condizionale resta d’obbligo, perché i risultati investigativi non sono stati ancora depositati, ma le indiscrezioni giornalistiche, pubblicate in prima pagina stamani sui quotidiani La Città e Il Mattino, anticipano di fatto i risultati del test del Dna che “discolperebbe” Bruno Humberto Damiani. Il 33enne salernitano, primo nome a finire nel registro degli indagati per il delitto Vassallo, sarebbe stato nuovamente scagionato dall’ipotesi di essere l’esecutore dell’omicidio, come già accaduto nel 2010 quando pure l’esame dello stube (che rileva eventuali tracce di polvere da sparo) diede esito negativo.

Il “brasiliano”, così com’è soprannominato per le sue origini, ha più volte professato, a magistrati e stampa, anche attraverso il suo avvocato Michele Sarno, la propria innocenza. Attualmente Damiani è detenuto per altri reati ma anche prima dell’estradizione in Italia, in un’intervista rilasciata dal carcere a Repubblica, aveva ribadito di non c’entrare nulla con la morte di Angelo Vassallo.

Intanto, l’inchiesta va avanti, visto che a fine luglio la Procura ha disposto il test del Dna per oltre 90 persone di Pollica.

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