di DARIO CIOFFI

Passano gli anni e cinque son lunghi. Come il “ragazzo della via Gluck” di Celentano, Sandro Pochesci ne ha fatta di strada. A maggio del 2012 l’attuale allenatore della Ternana conobbe l’Arechi con il suo Monterotondo. Era l’ultima giornata del campionato di serie D, girone sardo-laziale-campano, e quella domenica pomeriggio la Salernitana che giocava sotto mentite spoglie, con la nuova matricola federale del Salerno Calcio, concludeva il suo calvario in Interregionale. L’addio ai Dilettanti, per la neonata società di Lotito e Mezzaroma, venne sancito proprio da quel successo contro una squadra che per lunghi tratti della stagione aveva fatto benissimo, salvo poi esser risucchiata in bassa classifica.

Pochesci “ravvivò” quei nove mesi surreali per il popolo granata facendosi conoscere per l’esuberanza del suo carattere, la spontaneità a volte sin troppo eloquente delle sue uscite. Fu uno sostenitori della tesi del «tutto già scritto», perché con Lotito a Salerno – disse e ripeté più volte – la corsa alla promozione avrebbe avuto un esito scontato. Poi ripiegò sui suoi problemi, sulle difficoltà che il Monterotondo doveva affrontare per arrivare a fine stagione. «Siamo andati a giocare in Sardegna nel giorno della morte del povero Morosini. La giornata di campionato è stata annullata e la Federcalcio non ci ha neppure rimborsato la trasferta», lamentò rincarando la dose contro il “sistema” Figc, reo a suo dire di diplomare come allenatori a Coverciano ex calciatori senza gavetta né pronti per lavorare tra i Professionisti.

Prima dell’ultimo match all’Arechi, invece, Pochesci rivelò d’aver «provato a fare una colletta per venire a Salerno il giorno precedente, in ritiro pre-partita», però di non aver raccolto abbastanza per coprire le spese d’albergo. «E così – annunciò rassegnato – anche stavolta partiremo la mattina per giocare il pomeriggio».

Il carismatico Sandro ci ha messo qualche anno, ma alla fine è riuscito a conquistare la grande ribalta. Da Fondi, assieme all’Unicusano, quest’estate è approdato a Terni e ha portato in serie B le sue idee e i suoi modi stravaganti. S’è presentato sostenendo di voler giocare con sei attaccanti («utilizzeremo il 3-1-6»), e oggi, nella vigilia di Salernitana-Ternana, ha detto d’esser pronto a “difendersi” «inserendo una punta in più, perché quando si va in trasferta è bene rinforzare il reparto avanzato, così da far preoccupare l’avversario».

Una voce fuori dal coro, che sia o meno stonata, nel calcio delle dichiarazioni scontate, stereotipate e noiose. E poi, in fondo, Pochesci è “uno che ce l’ha fatta”. Domani, cinque anni dopo, sarà di nuovo all’Arechi. Fu l’ultimo allenatore a sedere sulla panchina ospite in quel campionato nazionale Dilettanti, ci tornerà da tecnico di B. E stavolta senza dover fare manco la “colletta”…

Notizie Simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *