di DARIO CIOFFI

Il cuore va da sé, pulsa al ritmo d’un tamburo che per 94 minuti rulla senza trovar pace. La Curva spinge, la Salernitana si danna. Spesso slegata, imprecisa, sciagurata nel concedere alla Ternana di far male a ogni affondo. I granata incassano, arrossiscono e però non si sciolgono, ripartono, come se quelle randellate della Sud, che accompagnano cori mai fiacchi, ne scandissero il tempo. Quello dell’orgoglio, che alla fine salva la faccia e l’imbattibilità. Il 3-3 dell’Arechi è una scazzottata in cui nessuno vuol saperne d’andar giù.

La Salernitana ne prende tante, troppe, prestando il fianco a un avversario che non sarà un insieme di fenomeni ma che sa giocar palla e non la butta quasi mai via. In comune, la Ternana, ha una difesa che “balla” da far paura, e che dà alla squadra di Bollini la speranza di riprendere la partita per tre volte, tante quante il cavalluccio marino si trova sotto senza però marcare la resa.

È una gara divertente, come tutte quelle (stra)piene d’errori. La retroguardia granata è una “certezza” che crolla presto, si frantuma, e allora serve la provvidenziale doppietta di Bocalon per tener vivo l’ardore d’un gruppo che, si vede, non ha la forza d’arrivare dove vorrebbe. L’attaccante veneziano all’alba della ripresa fa 2-2 scacciando i fantasmi dell’intervallo con un gol bellissimo. Ma gli spettri ricompaiono sul rocambolesco terzo vantaggio delle fere. Una maledizione. La rompe definitivamente un rigore di Vitale, una sassata mancina calciata da 12mila anime, perché all’Arechi, si sa, la Salernitana gioca in undici solo “da distinta”.

Per ardore meriterebbero di vincerla, i granata, per prestazione invece no. E il pareggio, alla fine, è specchio che non mente d’una partita da impazzire, su cui Radunovic deve pure metter il timbro con una gran parata al tramonto della ripresa che evita un risultato dai paragoni irriverenti. La gente applaude, ché la maglia è sudata da “far schifo” e intanto basta questo, unito a qualche nota lieta (Rossi in avanti, che bell’impatto) e alla consapevolezza d’avere tantissimi scarabocchi da cancellare con urgenza.

Batte le mani anche la squadra, al suo popolo. Che l’ha incitata senza tirare un attimo il fiato. «Nelle difficoltà combatti e vinci con il coro degli ultrà», cantavano i tifosi dopo l’intervallo, sotto 1-2, sulle note di “Cacao meravigliao”. No che non c’era da dire “che meraviglia”, però era un’iniezione di coraggio. Alla Salernitana, quest’anno, ne servirà tanto. In attesa di cercarlo in se stessa, guardando i 12mila dell’Arechi, sa dove trovarlo…

(foto di CARLO GIACOMAZZA)

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