«Il capitano Brown avrà una tomba a quasi 74 anni dalla morte?». A chiederselo sono i volontari dell’associazione Salerno 1943 in seguito al ritrovamento di un braccialetto d’argento che potrebbe rendere meno complicata l’identificazione dei resti dei due soldati inglesi ritrovati lo scorso 1° marzo sulle colline di Giovi, a Salerno.
La possibile svolta
A pochi metri di distanza dalla zona, infatti, è stato rinvenuto un oggetto d’argento recante la stampigliatura: “121662 R. Donald Brown Pres”. «Si tratta di un braccialetto in argento di produzione civile probabilmente regalato al proprietario da qualche familiare – spiega Matteo D’Angella, membro di Salerno 1943 -. Ai soldati del Regno Unito l’esercito forniva dei piastrini in cuoio pressato che poteva facilmente essere distrutto dal fuoco o dalle esplosioni della battaglia. Di conseguenza, alcuni provvedevano a far incidere il proprio nome e numero di matricola su braccialetti o ciondoli metallici affinché in caso di morte il loro corpo potesse essere identificato».
Le ricerche
Un indizio importante che, grazie al lavoro dei volontari dell’associazione Salerno 1943, potrebbe consentire di giungere a una svolta. Il sodalizio salernitano, infatti, dallo scorso mese di marzo (quando i volontari Pierpaolo Irpino, Vincenzo Pellegrino e Matteo Pierro effettuarono il ritrovamento) non ha mai smesso di ricercare la verità.
Dopo aver avvisato le autorità di Polizia e il Mod Casualty Centre, l’ufficio del Ministero della Difesa inglese con il quale Salerno 1943 collabora, i ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sui rapporti ufficiali e sui diari dei soldati inglesi impegnati nella battaglia di Giovi. Da essi è emerso che sulle colline salernitane combatterono truppe dei reggimenti Hampshire, Leicestershire e dei Royal Marine Commandos. Di conseguenza i resti rinvenuti nello scorso mese di marzo dovrebbero appartenere a dispersi di quei reparti.
L’indizio del bracciale
Una serie di elementi che, dopo il ritrovamento del bracciale, potrebbero consentire ai volontari di avere un quadro più chiaro. Dalle informazioni presenti negli archivi britannici, infatti, i ricercatori hanno scoperto che Robert Donald Brown nacque nel 1915 a Galashiels, nello Selkirkshire, e frequentò la St Mary’s Preparatory School a Melrose, e la Merchiston Castle School a Edinburgh. Si iscrisse al Royal (Dick) Veterinary College nel maggio del 1938 e lo lasciò nel luglio del 1939 per entrare nel 165 Officer Cadet Training Unit a Dunbar. Il 9 marzo 1940 divenne sottufficiale dei The King’s Own Scottish Borderers (KOSB). Nel maggio 1943 venne aggregato al 2/5th Battalion The Leicestershire Regiment in Tunisia. Con questo reparto partecipò allo sbarco a Salerno con il grado di capitano (o temporary Major).
Al comando della sua compagnia, il 16 settembre 1943, prese parte al tentativo di conquista delle colline di Giovi. In questa occasione si persero le sue tracce. Il 21 febbraio 1946 gli venne conferita alla memoria la Distinguished Service Order, una decorazione militare del Regno Unito e del Commonwealth assegnata agli ufficiali delle forze armate distintisi durante il servizio in tempo di guerra.
Soldato valoroso
Nelle motivazioni per la concessione di tale onorificenza si legge che il capitano Brown al comando della sua Compagnia venne a trovarsi sotto l’intenso fuoco di mitragliatrici tedesche. Incurante dei proiettili, Donald riuscì insieme a un suo ufficiale a conquistare la sommità di una postazione nemica. Egli poi inviò indietro il graduato con l’ordine di raccogliere uomini per portarli nella trincea conquistata. Da solo tenne per diverso tempo la posizione benché fosse armato soltanto di una pistola e di alcune bombe a mano. Purtroppo, dato che la sua unità aveva subito forti perdite, i rinforzi non furono in grado di raggiungere la postazione. L’ultima volta che venne visto vivo stava respingendo attacchi nemici da più lati infliggendo loro numerose perdite. Il corpo del capitano Brown non è stato mai ritrovato. Il suo nome è ricordato nel memoriale del cimitero di guerra del Commonwealth di Cassino e sulla lapide dei caduti in guerra della Merchiston Castle School. Suo padre, anche lui nei Kosb, cadde nella Prima Guerra Mondiale ed è commemorato sullo stesso memoriale. Nel 1946 la vedova di Donald, che lo aveva sposato nel 1935, sposò suo fratello Charles, egli stesso ferito gravemente in guerra ed ex prigioniero dei giapponesi.
La verità dal Dna
Il ritrovamento del suo braccialetto a poca distanza dai resti umani recuperati a marzo potrebbe finalmente far avere a Donald una degna sepoltura. «Il braccialetto è stato rinvenuto a pochi metri dal punto dove vennero ritrovati i resti umani, sulla sommità della collina dove venne visto per l’ultima volta Donald – spiega il presidente di Salerno 1943, Luigi Fortunato -. Non vogliamo alimentare infondate speranze nei familiari del capitano Brown ma è lecito supporre che quando i tedeschi hanno riconquistato la postazione si siano sbarazzati del corpo dell’ufficiale nemico gettandolo sul fianco della collina esposto al fuoco avversario, lì dove abbiamo ritrovato i miseri resti. Di questa nostra ipotesi abbiamo informato Sue Raftree del Mod Casualty Centre per permettergli di restringere la ricerca sui familiari dei dispersi che questo ufficio ha già avviato da alcuni mesi. Speriamo che gli esami del Dna possano fornire una risposta positiva. In ogni caso, saremmo lieti di far riavere ai familiari di Donald il braccialetto del loro congiunto».
Finora Salerno 1943 ha ricostruito le storie di centinaia di militari, ha identificato i crash site di circa 40 aerei e ha ritrovato i resti di 8 soldati. Si tratta di 3 tedeschi (Wilhelm Hescnauer, Walter Prochel e uno ancora ignoto), 4 inglesi (Ronald George Blackham e tre ancora ignoti) e 1 statunitense (Dewey Leroy Gossett).
(Comunicato stampa e foto a cura dell’associazione “Salerno 1943”)