di DARIO CIOFFI

“Benvenuti al Nord”. Walter Fasano ci ha messo radici da un po’. «La prossima sarà la mia terza stagione consecutiva a Padova, dove ormai mi sento a casa. Certo, la mia Salerno è un po’ lontana, gli affetti stanno lì, però con “base” in Veneto ho un bel po’ di città vicine per seguire la Salernitana in trasferta».

Allegria e “mentalità”. Walter è uno che in comitiva non si prende troppo sul serio, anzi, però quando siede in panchina, da coach Fasano, diventa “sergente di ferro”. Da due anni allena il Plebiscito Padova, campionato di serie A2 di pallanuoto maschile. La sottolineatura è importante, perché lo stesso club patavino nel settore femminile è un “colosso”: «Eh sì, il mio amico Stefano Posterivo ha appena vinto il terzo scudetto consecutivo. Un team portentoso. A noi “maschietti” tocca inseguire. Ma ci difendiamo bene».

In terra veneta il tecnico salernitano ha costruito un progetto dalle basi solide. «Mi è stata affidata la guida della prima squadra e sono anche supervisore del settore giovanile. Il primo obiettivo era lavorare sul vivaio. Come sta andando? Quest’anno siamo riusciti ad approdare alle semifinali nazionali con Under 15, Under 17 e Under 20. Un tris che mi ha reso felice, come del resto pure i traguardi raggiunti dai “grandi”. Ho ereditato una squadra che aveva strappato la salvezza all’ultima giornata. In entrambe le mie stagioni puntavamo a consolidare la serie A2 e tutte e due le volte, quasi fossero campionati-fotocopia, siamo arrivati a esser quinti a tre turni dalla fine, avvicinandoci al quarto posto che vale i playoff», racconta Fasano.

S’ispira a Pino Porzio, «il più grande allenatore della pallanuoto italiana – ipse dixit – con cui ho avuto la fortuna di lavorare quando giocavo con la Rari Nantes Salerno e lui debuttava in panchina, a fine anni Novanta». E con quel “modello”, dopo essersi sfilato la calottina, ha saltato subito la barricata. A Cosenza, giovanissimo, ha debuttato da coach in serie A1 per le ultime giornate di campionato. Poi è ripartito da tanta gavetta. S’è fatto conoscere, apprezzare. Fino alla chiamata del Plebiscito. «Una società importante, che ti dà grande tranquillità. Sia ben chiaro, i dirigenti tengono molto al risultato, ma la pressione non è affatto esasperata. Anzi. Non c’è “accanimento”, l’approccio allo sport agonistico è diverso da quello che avevo conosciuto in passato, lavorando altrove».

E allora, con Fasano, non può esserci “giochino” più divertente da fare che “trova le differenze”. «Ne basta una? Qui quando dico “andiamo in acqua” tutti mi seguono, nessuno sbuffa. A Salerno se dici “10 serie da 200 metri” ti rispondono “e chi l’adda fa”», se la ride di gusto.

Mica è la volpe che non arriva all’uva e quindi dice ch’è acerba? Walter accetta la provocazione: «Quando Padova mi ha chiamato non c’ho pensato due volte. Era una chance da non farmi scappare. Certo, nella mia città ci sono due squadre di serie A2 e sarei ipocrita se non dicessi d’averci pensato. Ma qui sto bene. E poi funziona così, come gli insegnanti a scuola: il docente romano va a Milano e il milanese a Roma». Altro sorriso, poi un altro tuffo nella realtà. «Qual è lo stato di salute della pallanuoto a Salerno? Premetto che il livello è alto, la tradizione eccellente, manca solo una società di A1. In città ci sono talenti eccezionali, atleti di prospettiva importante che devono per forza andare altrove quando arriva il momento del salto di qualità. Ho saputo che il giovane e promettente Baviera lascia l’attività perché dà priorità allo studio: ecco, se Salerno avesse avuto una squadra in massima serie, il ragazzo avrebbe avuto la piscina sotto casa».

Il discorso è interessante. Specie se si entra tra le pieghe del problema. «Rari Nantes e Arechi, le due società cittadine di A2, hanno raggiunto entrambe le finali nazionali Under 15. A Salerno si sa? Si sa che abbiamo l’élite, però poi manca qualcosa?», chiede Fasano. Che dà pure la risposta: «Manca la sinergia. Serve un’unica realtà salernitana, forte, in A1, con qualche società satellite, per far crescere un progetto che sia però seguito da istituzioni presenti e se possibile appassionate. Altrimenti si va avanti così, con il talento che arriva in Nazionale giovanile, dove tutti gli altri giocano in club di massima serie, quindi torna a casa, lo racconta ai genitori e il papà già si mette in auto dicendogli: “Dov’è che dobbiamo andare a giocare?”».

La fotografia della realtà vale pure per il nuoto. «Servirebbe una vasca da 50 metri per far allenare i ragazzi. Così tanti atleti promettenti di Salerno finiscono con il rinforzare blasonate società napoletane, perché lì c’è la piscina olimpionica ma probabilmente pure un’organizzazione maggiore, più strutturata e in grado di sostenere la scalata d’un talento».

Tempo scaduto, purtroppo. Fasano sta per prendere il volo. Destinazione Spagna, Costa Brava. «Andiamo a Lloret de Mar per un importante torneo giovanile. All’Under 15 del Plebiscito Padova ho aggregato anche quattro ragazzi salernitani. Le sinergie, appunto…». Imbarco aperto, però Walter non riattacca: «E della Salernitana non parliamo? Vabbè, dico ch’è una buona squadra. Solo che sbandiamo troppo in difesa. Nel pari contro la Ternana, all’Arechi, non so se mi sono più divertito o avvelenato. Ma tanto soffrire è nel nostro destino. Spero d’esser al fianco dei granata in qualche trasferta dalle “mie parti”, assieme a tanti altri miei concittadini». Per dire anche a loro “Benvenuti al Nord”…

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