Si diceva un gran bene di Antonio Calabro. Da calciatore fu precocissimo, tanto da andarsi a conquistare le maglie delle Nazionali azzurre Under 16 e 17. Un percorso simile a quello che sta compiendo da allenatore. Il tecnico del Carpi è l’uomo nuovo del calcio italiano, uno dei tecnici che più si sta mettendo in mostra e che in Emilia vuole completare il suo processo di crescita. Seguendo un’avventura nel calcio ricca di soddisfazioni.
Totti, Di Vaio e… Napolioni
Era un pezzo pregiato della Primavera della Lazio: agli ordini di Mimmo Caso c’era pure quel ragazzino di Galatina che tanto bene aveva fatto con le giovanili dell’Italia accanto a gente come Gigi Buffon e Francesco Totti. In biancoceleste ritrovò alcuni di quei compagni di cui spesso ha ricordato scherzi e aneddoti: a fare reparto con lui c’era un certo Alessandro Nesta, in avanti il baby Marco Di Vaio, mentre a centrocampo menavano le danze Domenico Cristiano, Attilio Nicodemo e Marco Napolioni. Non fu un’esperienza molto fortunata per Calabro che iniziò il suo giro d’Italia. Tornò a casa, a Casarano, dove viene plasmato e lanciato dal direttore sportivo Pantaleo Corvino. Una tappa fondamentale in Abruzzo, al Castel di Sangro, dove una domenica di novembre del 1998 viene mandato in bambola proprio dall’ex compagno Di Vaio, sostituito nella ripresa mentre sulla formazione di Osvaldo Jaconi grandinarono i gol della scatenata Salernitana di Delio Rossi. A Lecco, poi, diventò simbolo e bandiera prima delle esperienze di Brindisi, Manfredonia e Pistoia. Il nuovo ritorno a Casarano gli fa cominciare la sua “seconda vita”.
Dal “triplete” in Eccellenza al sogno B
Calabro prende il timone dei rossoblu che negli anni Novanta furono protagonisti in C insieme a un’altra vecchia conoscenza da queste parti, Fabrizio Caracciolo: un settimo posto in Eccellenza pugliese tanto per rompere il ghiaccio in un torneo che, per livello e qualità dei calciatori, non ha nulla da fare invidia a un girone di serie D. Lo chiama il Gallipoli, altra “nobile decaduta”, e va subito a segno: trionfo in campionato e ritorno in Interregionale. Ma niente conferma: alla chiamata della Virtus Francavilla non si può dire di no. E lì, nella “città degli Imperiali”, diventa un predestinato. Quanto ha fatto Calabro con i biancazzurri è notevole: primo anno e promozione in serie D con tanto di triplete completato da Coppa di Puglia e Coppa Italia di Eccellenza, seconda stagione e promozione in Lega Pro, terzo campionato e qualificazione ai playoff per la B con eliminazione senza sconfitte. L’estrema sintesi di un percorso netto, perfetto. Che ha spinto il Carpi a scommettere su di lui, ricominciare cancellando le tracce del glorioso recente passato – con tanto di promozione in serie A – della truppa plasmata da Fabrizio Castori.
Partenza perfetta
Gli emiliani sono ripartiti con tanti giovani e la forza delle idee di un allenatore che ha saputo dare da subito la sua impronta. L’ispirazione di Calabro è Maurizio Sarri, l’allenatore del Napoli, e le idee del trainer azzurro si vedono anche nei biancorossi. Il Carpi edizione 2017/’18 basa tutto sul possesso palla, cercando di giocare sempre il pallone a terra con una fitta trama di passaggi fra i calciatori. E, soprattutto, puntando tutto sull’intensità, con un ritmo tenuto sempre a livelli elevatissimi. I risultati sono arrivati subito. Ne sa qualcosa proprio la Salernitana che, a poche ore dal Ferragosto, abbassò la testa al Cabassi in Coppa Italia, punita dagli errori dal dischetto e dalle parate di Colombi. Lo start di campionato, poi, è stato perfetto: sei punti in due gare, battendo Novara e Spezia di misura, senza subire alcuna rete. Toccherà alla Salernitana, adesso, tastare il polso di un allenatore indicato da tanti come un predestinato.