di DARIO CIOFFI

Lungo la costa di Salerno c’è una spiaggia che racconta storia. Il mare se l’è mangiata pian piano, gli ombrelloni in prima fila d’estate ormai affondano in acqua quando l’onda s’allunga, e però il fascino degli eventi, di cui quella sabbia fu testimone, è rimasto scolpito nel tempo.

Accadde 74 anni fa. Nella notte tra l’8 e il 9 settembre. Lo sbarco di Salerno fu un evento cruciale per il destino della Seconda Guerra Mondiale. Una pagina da custodire gelosamente, senza lasciare che ingiallisca. Anzi. Una storia da riprendere, riadattare, raccontare e tramandare.

È lo spirito, il senso, la missione, del “Salerno Day”, giunto alla sesta edizione e quest’anno dedicato alla memoria di Peppe Natella. Un evento che alle nove della sera di sabato, in largo Santa Maria dei Barbuti, nell’ambito dell’omonimo Festival, farà rivivere lo sbarco anglo-americano all’ombra del Castello d’Arechi.

Una rievocazione giornalistica frutto d’una ricerca costante sulle vicende del 1943, dipanata tra video, fotografie, musiche, testimonianze e film. Nel cuore del centro storico le voci narranti saranno l’attore e regista Andrea Carraro e il giornalista Eduardo Scotti, con la direzione tecnica di Raffaele Sguazzo e la partecipazione del Moa – il Museo Operation Avalanche – di Eboli.

La storia diventerà così uno spettacolo. Anzi, un telegiornale. «Raccontare attraverso un TG è un modo – ha spiegato Eduardo Scotti, tra i “padri” del Museo dello Sbarco di via Clark, durante la conferenza stampa di presentazione del “Salerno Day” stamani a Palazzo di Cittàper trasmettere un messaggio più fluido, sintetico, immediato. E per farlo arrivare ai giovani». Perché sappiano, le nuove generazioni, che quella spiaggia, o ciò che ne resta, racconta storia…

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