di DARIO CIOFFI
Il cielo piange. E non prendetelo come il classico modo di dire, la metafora stereotipata cui si fa sempre ricorso quando la pioggia accompagna il giorno d’un funerale. L’addio a Rosario Caliulo, il direttore dei servizi sociali del Comune di Salerno dal cuore buono, non merita retorica.
Alle quattro del pomeriggio di oggi, nella Chiesa del Gesù Risorto al Parco Arbostella, in tanti si stringeranno attorno al dolore della sua famiglia del “boss”. Lo chiamavano così, i suoi amici e compagni d’avventura, tanto da ispirarne anche l’account del profilo Facebook. Era il “boss dei giusti”, l’uomo su cui tutti s’appoggiavano per la grandissima capacità organizzativa.
Le “masse” l’hanno conosciuto più da vicino nei giorni degli sbarchi dei migranti. Lui era sempre lì, in prima linea al Porto di Salerno, a coordinare l’accoglienza. Nel rispetto del suo ruolo, certo, però pure nella risposta a una personalissima e nobile coscienza che lo spingeva ad andare molto oltre.
Rosario Caliulo è l’uomo che nella notte di Natale ospitò a casa sua ragazzi che una casa non ce l’avevano, e che acquistò la tutina con cui vestire, prima di dargli sepoltura, il piccolo migrante arrivato cadavere all’ombra del Castello d’Arechi.
«Sasà è stato un dirigente d’alto profilo, che ha svolto una funzione imprescindibile. Sempre presente laddove ce ne fosse bisogno. Con assoluta dedizione, sobrietà e intelligenza, perché non amava le luci della ribalta», il ritratto del sindaco Enzo Napoli che anche stamattina, parlando di Caliulo, non ha nascosto la commozione di chi ha perso, oltre che un “uomo prezioso”, un amico di vecchia data.
Alle 16 l’ultimo saluto. Nella Chiesa del Gesù Risorto ci sarà tanta gente, a portargli idealmente l’abbraccio di tutta Salerno, la città per cui s’è speso e che oggi è bagnata da lacrime di nostalgia. Il “boss dei giusti”, anche stavolta, è riuscito a organizzare qualcosa che riuscisse a coinvolgere tutti. Anche senza saperlo…