di DARIO CIOFFI

Dagli “Estranei alla Massa” degli stadi a “L’equilibrio” nelle terre dei fuochi. E soprattutto da un documentario di “nicchia”, e però ricercatissimo tra gli appassionati del mondo ultras italiano, agli applausi della Mostra del cinema di Venezia. Vincenzo Marra, regista napoletano di 45 anni, è uno dei protagonisti, in questa settimana, della “conquista” partenopea del Festival cinematografico più antico del mondo.

Gli appassionati del grande schermo l’avranno visto all’opera spesso, in questi anni. La sua filmografia conta 13 lavori, dal primo “corto” all’ultimo lungometraggio appena presentato nella Serenissima. A un pubblico più “distratto”, invece, il nome di Vincenzo Marra, (ri)letto in questi giorni tra i big del cinema italiano, ricorda uno splendido viaggio nella vita degli ultras. Erano i primi anni Duemila, i più bui per il Calcio Napoli e per i tifosi che l’allora giovane regista andava a raccontare. Il titolo del film era “E.A.M.”, acronimo, appunto, di “Estranei alla Massa”, sigla storica dei Fedeyn, uno dei gruppi più longevi e conosciuti della torcida azzurra, nato nel 1979.

«Enzo…», lo chiamavano, rispondendo alle sue domande, i ragazzi che per giorni seguì nella loro vita quotidiana. Assistenti fotografi per cerimonie, fruttivendoli, impiegati in fabbrica, agenti di commercio. Gli ultras partenopei, in quel documentario, erano i protagonisti senza recitare. Venivano semplicemente mostrati in giornate comuni, che poi finivano con il ritrovo per preparare gli striscioni e per l’organizzazione d’una trasferta. Il film s’apriva con il tifo della Curva B del San Paolo nel giorno del gemellaggio con i supporters del Genoa e si chiudeva con il viaggio notturno verso Treviso, tra le stravaganze degli orari sbagliati (l’arrivo in Veneto all’alba, senz’aver nulla da fare visto che la partita cominciava alle 15) e la delusione per una sonora sconfitta incassata dal Napoli allo stadio Tenni.

Di quel lavoro di 90 minuti, il tempo esatto d’una partita, Vincenzo Marra curò la regia, la sceneggiatura, la produzione esecutiva. Offrendo al pubblico un’immagine fedele, autentica, della vita d’un movimento, quello degli ultras, spesso immaginato come chissà quanto lontano dalla realtà. Da allora, dopo il successo di “E.A.M.” nella comunque ristretta cerchia degli appassionati del mondo del tifo, Marra ha lavorato tanto, ottenendo riconoscimenti e consensi.

Ed è tornato a Venezia – dove giovanissimo vinse un premio alla “Settimana internazionale della critica”, sezione parallela del Festival dei “grandi” – dalla porta principale. Il suo film “L’equilibrio” ha strappato applausi. Si presenta come una storia commovente, che parla d’umanità. Racconta la vita di Giuseppe, un sacerdote campano già missionario in Africa, che opera in una piccola Diocesi di Roma. Messo in crisi nella sua Fede, chiede al Vescovo d’essere traferito in un comune della sua terra, e così viene spostato in un paesino del Napoletano. Giuseppe prenderà il posto del parroco del quartiere, Don Antonio, un uomo dal grande carisma e dalla magnifica eloquenza, ascoltato e rispettato da tutti perché combatte una battaglia contro i sotterramenti illegittimi di rifiuti tossici. Don Antonio per meriti acquisiti sta per essere trasferito a Roma ma prima di partire introduce Giuseppe nella dura realtà del quartiere. Una volta rimasto solo, il sacerdote si dà da fare cercando d’aiutare in tutti i modi la comunità, fino a quando scoprirà la vera scomoda realtà di quel luogo.

Uscirà in sala il prossimo 21 settembre, “L’equilibrio”. Varrà la pena vederlo. A Venezia non s’applaude per caso…

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