di STEFANO MASUCCI
Un solco, più o meno profondo, era stato segnato già prima dell’inizio del campionato. Giovedì 24 agosto, conferenza stampa pre Venezia, Alberto Bollini lancia un segnale. Chiaro, forte, quasi inaspettato, non tanto per i tifosi, quanto per la società. La Salernitana venuta su dopo la sua riconferma non era a sua immagine e somiglianza. A partire dall’attacco, reparto dove per stessa ammissione del trainer mantovano, “Bocalon è quasi un debuttante in Serie B e Rossi non ha minutaggio”. Non una bocciatura, ma nemmeno la ‘botta’ di entusiasmo che ci si potrebbe aspettare prima di partire per il lunghissimo campionato di serie cadetta. Così come altri (seppur umanissimi), passaggi di Bollini, non sono piaciuti particolarmente ai piani alti, in particolare al direttore sportivo Angelo Fabiani. Che alla prima occasione utile per replicare al tecnico non si è certo tirato indietro.
La fiera dei sogni
Anche fronte calciomercato, Bollini aveva espresso le sue perplessità, soprattutto dal punto di vista numerico di una rosa chiamata a disputare una “maratona”. Un ultimo sforzo prima del gong se lo aspettava il tecnico, e Fabiani ha provato ad accontentarlo con gli arrivi di Kyine, Rodriguez e Di Roberto. Salvo poi riservare una stoccata finale proprio a Bollini. “Deve decidere se fare l’allenatore o l’opinionista“, la frase rilasciata a il Mattino, tra il serio e il faceto, una battuta di certo non passata inosservata.
I dissidi dell’estate
Non che nel precampionato le cose siano andate particolarmente meglio tra Fabiani e Bollini, nonostante le frasi di rito troppo spesso abusate. Il primo rivendica la scelta del secondo per la successione di Sannino sulla panchina granata, così come la sua riconferma dopo il buon campionato disputato all’ombra dell’Arechi. Ma i mancati arrivi di Pelagotti, Signori, Maniero, tutti bocciati dal tecnico ex Lazio Primavera, non sono andati giù all’operatore di mercato granata.
Zero alibi
Va da sé, che dopo il ko di Carpi, Fabiani sia entrato nuovamente a gamba tesa sul tecnico granata, che nell’analisi della sconfitta del Cabassi aveva tirato in ballo la cattiva sorte, citando le diverse (a dir poco ghiotte) occasioni fallite da Rodriguez e compagni e il palo centrato nella ripresa. Alibi che la società non intende concedere, né alla squadra né tantomeno al trainer, chiamato a più riprese ad assumersi le proprie responsabilità. “Se sabato non ci sarà un’invenzione di tendenza sono pronto a prendere i provvedimenti necessari”, suona come più d’un avvertimento, quasi una minaccia. Fine dell’idillio? Probabilmente sì, se la gara con il Pescara di Zeman sembra già un ultimatum per Bollini, dopo tre giornate la situazione in casa granata sembra essere molto più pesante di quello che ci si potesse aspettare.