di DARIO CIOFFI
Se i posacenere parlassero, quello d’un bar di Praga che fu testimone d’un aperitivo alla «doppia Z» vi risponderebbe che nella sua “lunga carriera” sui tavolini non ha mai contato tante sigarette. Sì che se lo ricorderebbe, quel giorno, pure se son passati 16 anni. Pensi a Salernitana-Pescara di domenica, al ritorno da avversario di Zdenek Zeman all’Arechi, e (ri)pensi pure a quell’intervista, inedita ed esclusiva per davvero (non come l’etichetta ridondante di oggi, fraintesa e abusata), nella città natale del “maestro”. L’andò a prendere fin lì, Zaccaria Tartarone, il compianto docente d’italiano con la passione per il giornalismo, così innamorato dei viaggi che nella sua vita, troppo breve, avrà preso più aerei che pullman.
Era da poco trascorso il Natale del 2001. Zeman allenava la Salernitana e Zak decise di non accontentarsi delle interviste a bordo campo a San Cipriano Picentino né delle conferenze stampa nello stadio con il nome da principe. Così, salì con il boemo sul volo Napoli-Praga, per intervistarlo sul Ponte Carlo. Lì provò a scaldare il cuore gelido di Zdenek stuzzicandolo sui ricordi d’infanzia, sul suo legame con la capitale ceca, sui «palloni ch’erano spesso regali di Natale», sugli anni della scuola e dell’università, capitoli mai trascurati dal cronista/professor Tartarone.
Una decina di minuti “alla Zak”, aperti con l’inconfondibile ironia d’un siparietto geniale: «Siamo a Praga, fa freddo. E siamo in cerca d’una pizzeria. Proviamo a chiedere a questo signore se ne conosce una…». Ed ecco spuntare Zeman, pronto alla solita risposta telegrafica: «Ce ne son tante». Zaccaria partiva senza operatore. Portava con sé la telecamera e la “rifilava” a un «amico» che – puntualmente – trovava sul posto improvvisandolo cameraman, a Praga come in Brasile o in Argentina. Funzionava sempre.
La giornata della «doppia Z», documentata in coda a quel servizio speciale, si chiuse al tavolino d’un bar del centro che sfoggiava orgoglioso un “libro ospiti” con le firme di tanti clienti famosi alternatisi negli anni: da Giulio Andreotti ai Rolling Stones. Da quel pomeriggio avrebbe ospitato anche i loro autografi: Zeman e “Zak”, insieme a chiacchierare per ore – a dirla con le esatte parole usate dal prof – «tra un caffè, una birra e tante, tante sigarette». Ah, se i posacenere parlassero…