Il profilo del Vesuvio non si riesce a scrutare in alcun modo. Nelle belle giornate di settembre, però, all’orizzonte si vedono Capri e Ischia. E nella mente di Robson Toledo torneranno ricordi incancellabili. Così come i tifosi del Napoli non hanno dimenticato quel brasiliano triste che, per soli 45′, diventò l’idolo del San Paolo. Chi negli anni si è chiesto che fine abbia fatto quell’esterno destro protagonista della (ri)partenza del Napoli Soccer in serie C è presto accontentato: a 36 anni, infatti, Robson è tornato da queste parti, accettando la proposta dell’Agropoli di Ciro De Cesare, big del girone B d’Eccellenza Campania che punta al vertice. Contando anche sulle prestazioni di un calciatore che in passato ha calcato ben altri campi e che già nel giorno del suo debutto, nella sfida di Coppa Italia regionale con il Campagna, non è passato inosservato.
Uno dei tanti giramondo del calcio, dunque, ha deciso di fermarsi nella Capitale del Cilento dopo tante tappe. Arrivò a Perugia, agli albori del nuovo Millennio, su segnalazione di Careca, poi iniziò il suo giro d’Italia. A Catanzaro si consacra, diventando il simbolo dei giallorossi e un pallino per i giocatori di Championship Manager: nell’edizione 2003/04 del famoso gioco manageriale di calcio è un fenomeno, tanto da spingere chiunque avvii una carriera alla guida di un club (anche titolatissimo) ad accaparrarsi le sue prestazioni.
Poi, nell’estate del 2004, arriva la grande chiamata. Reale e non virtuale. Il Napoli Soccer si è aggregato da pochi giorni a Paestum: un manipolo di calciatori, guidati da Francesco Montervino e Cataldo Montesanto, si allenava sui campetti in erba sintetica dell’hotel Ariston sotto gli occhi dell’attuale ct della Nazionale italiana, Gian Piero Ventura. La storia della genesi della rinascita azzurra avviata da Aurelio De Laurentiis è nota a tutti: mancavano perfino i palloni che proprio Montervino e Montesanto acquistarono il primo giorno di lavoro in un bazar della città dei Templi. Con il passare dei giorni le cose migliorarono, l’organizzazione cominciò ad essere capillare. E Toledo si candidò subito ad esser protagonista con i partenopei. Ma Robson non riuscì a lasciare il segno del suo “maestro” Careca, entrando di diritto nella lista delle meteore sudamericane seguendo altri brasiliani dal grande talento ma dalla praticamente nulla continuità, come Montezine. Eppure la partenza dell’avventura all’ombra del Vesuvio sembrava dire tutt’altro. Perché il giorno dello start della “nuova era” che ha portato gli azzurri ad imporsi agli occhi dell’Italia e dell’Europa, Toledo fu grande protagonista. Ventura lo schierò da cursore sulla fascia destra nel 3-5-2: a lui la licenza di offendere e sostenere la coppia d’attacco Sosa-Berrettoni, lasciando il dirimpettaio Mora bloccato sulla sinistra. Quel 26 settembre del 2004, in un San Paolo da 50mila spettatori, Robson pareva un’iradiddio. Un primo tempo da far stropicciare gli occhi: il Cittadella fu tramortito dalle discese e dai numeri di quel brasiliano enigmatico che, poco prima dell’intervallo, trovò pure la rete del momentaneo 3-1 (il match poi finì 3-3) approfittando di un errore del portiere dei veneti, il carneade Paresson.
La sua avventura al Napoli durò praticamente soltanto quella frazione di gioco. Undici in totale le presenze collezionate da Toledo che non lasciò più alcuna traccia, sbagliando gol facili e subendo le accuse dei tifosi che sottolinearono a più riprese di non avere la grinta necessaria per vestire una maglia così importante. L’addio a gennaio fu inevitabile: andò all’Ascoli, rientrando come contropartita tecnica nell’accordo per il trasferimento in azzurro di Marco Capparella. Dalle Marche ricominciò il suo tour dello Stivale, calcando ogni campo della serie C e poi della serie D, accettando poi addirittura la proposta e la “trasformazione” in calcettista con il Cdm Genova. Ora c’è l’opportunità, una delle ultime della sua carriera, di far grande l’Agropoli. Provando, almeno nella Capitale del Cilento, a cancellare quel marchio di carneade che lo accompagna ormai da più di dieci anni.
