ligabue roma

di SABRINA SICA

Ti metti in un angolo, decidi così per una volta. Perché vuoi prendere tutto, vuoi catturare ogni emozione.  Zainetto in spalla, la maglietta che porta scritta la tua storia, il cellulare e la bottiglia d’acqua rigorosamente senza tappo. Qualche fascia legata al polso, stretta in un nodo come se fosse una promessa. La promessa di un’emozione che torna, puntualmente. Di un sussulto che ti colpisce l’anima, te la spiazza. Ti metti in un angolo e aspetti Luciano, che dopo un’attesa forzata non tarda a donarsi. Alla sua gente, alla sua forza. 

Ti metti in un angolo, e ti guardi intorno. Scruti ogni settore del Palalottomatica: c’è Giorgia che non riesce a stare ferma, ansiosa e felice. 25 anni e energia da vendere, Luciano Ligabue la accompagna costantemente. All’Università, quando il futuro cede il passo all’incertezza e in palestra mentre rincorre la perfezione. C’è Beniamino, insieme a sua moglie Emilia. Trenta concerti e non sentirli, mano nella mano. Da Maiori senza spaventarsi, senza lasciarsi sopraffare dai chilometri. A casa hanno lasciato il loro tesoro più prezioso, Cloe e Gaia: «Al prossimo concerto porteremo anche loro». C’è l’amore che pulsa forte tra Luca e Rina,  stretti verso i progetti di una vita insieme. Negli occhi lucenti di Rina che si stringe a Luca, che se gli dovesse andar male cadranno insieme. C’è la delusione di Giorgio, che dalla Puglia ha deciso di partire alla volta di Luciano anche senza la sua compagna di sempre. L’amore finito non l’ha spento, e anche se la voce trema la voglia di essere felice prende il sopravvento. E in prima fila sugli spalti la piccola Sofia, 5 anni, che ha accarezzato già il suo primo Campovolo nel 2011, dal pancione della sua mamma Martina. Quante storie, sgomitanti in un Made in Italy da capogiro. Roma sembra più viva, è frenetica e non si piega. Non si piega alla paura, alla stanchezza, alla pigrizia. Si lascia invadere da persone, desideri, voglia di libertà. Diventa la città più bella, quella che accoglie e abbraccia la musica. Quella musica che ancora unisce, che si ritrova nei volti e nei sorrisi. Nelle mani che si toccano, perché non serve conoscersi e il patto è stringersi di più in una notte che non conosce confini. Cinque giorni all’insegna della musica che sbatte forte, che ti violenta d’amore e di emozione. Che non ce la fa a portare rancore, che sa di leggero e urla contro il cielo

Luciano è in splendida forma, è tornato e ha portato con se la storia del suo Riko. Ha portato con se le immagini inedite del film che lo hanno visto dietro la macchina da presa in questi mesi e che uscirà nelle sale a gennaio.«Grazie per avermi aspettato, grazie per esserci sempre – ha esclamato emozionato -. Vi ho sentiti vicini, spero di essermi fatto perdonare». Ma di cosa parli Luciano? Non hai nulla da farti perdonare. Ti basta cantare, regalare spettacoli così per riempire vuoti e attese. E tutto sembra scritto a chiare lettere, tutto si muove forte nelle storie che hai incontrato. Nelle lacrime di Beniamino che in “A modo tuo” pensa al mondo che affiderà alle sue principesse. Nella vocina di Sofia che va spedita su “Certe Notti”, senza sbagliare una singola parola. Tra le promesse di Luca e Rina, che catturano in una gopro “Balliamo sul mondo”. E la malinconia di Giorgio, che torna senza mezze misure quando dalla chitarra parte la prima nota di “Ho messo via”. Non si vuole fermare il Palalottomatica, ma Roma deve lasciare il posto a Bari. E poi a FirenzeGenovaReggio Emilia. E ancora BresciaJesolo. Per un giro fantastico, panoramico. Dove il souvenir diventa eterno. Dove lo scenario cambia e si trasforma, ma la musica resta la stessa. Perché Luciano non si ferma, e perché lo aspettano tante storie. Tante facce, tanti sogni, tante lacrime. 

E se ti serve chiamami scemo, ma credo basterebbe sentire le mani. Le mie, adesso. 

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