Il ciclone scommesse si abbatte di nuovo sul calcio italiano. Coinvolgendo personaggi di spicco che hanno lasciato il segno anche a Salerno. La Procura di Messina ha inviato gli avvisi di conclusione indagine per l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Francesco Massara che negli scorsi mesi ha portato la Guardia di Finanza della città peloritana a effettuare sequestri di documenti (cartacei ed elettronici) presso studi professionali ed abitazioni private. Gli investigatori, adesso, hanno chiuso il cerchio attorno a 30 indagati accusati di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, truffa e alterazione dei risultati sportivi di quattro partite disputate nei campionati di Lega Pro fra il 2015 e il 2016 dal Messina. Ipotesi di reato che vedrebbero al centro di un “sistema” Arturo Di Napoli, il bomber della Salernitana che trascinò il club allora presieduto da Antonio Lombardi in serie B.

L’inchiesta “Re Artù”

E’ questo il “nome in codice” dato dagli inquirenti agli approfondimenti effettuati negli ultimi mesi. L’ex attaccante sarebbe uno dei cardini dell’organizzazione che avrebbe “aggiustato” i risultati di alcuni match, fra cui il discusso Messina-Paganese del 14 febbraio 2016, finita 2-2 grazie a un’autorete del baby azzurrostellato Acampora. Fra i 30 destinatari dell’avviso di conclusione indagine – secondo quanto rivelato nell’edizione odierna del quotidiano “La Gazzetta del Sud” – ci sarebbe anche Gianluca Grassadonia, trainer salernitano ora al timone della Pro Vercelli, in quella sfida sulla panchina dei liguorini e già tecnico dei peloritani. Un suo possibile coinvolgimento sarebbe emerso nella verifica incrociata dei dati acquisiti negli ultimi sette mesi dalla Guardia di Finanza. Nel mirino della Procura sarebbero finiti anche Raffaele Di Napoli, tecnico dell’Akragas, e il calciatore Carmine Giorgione, ora in forza all’Albinoleffe.

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