di FILIPPO NOTARI
Il piano per la presidenza della Lega di B non è andato in porto. Ma la politica del mondo del calcio resta uno degli argomenti che più interessa Claudio Lotito. Il patron di Lazio e Salernitana continua ad avere ben chiara l’idea delle riforme che andrebbero apportate. «Ci sono cose che vanno riviste nell’interesse del sistema», ha risposto al termine di Salernitana-Spezia a chi gli chiedeva un parere sull’attuale situazione che vive la serie cadetta.
D’altronde l’imprenditore laziale è stato uno dei grandi protagonisti dell’estenuante trattativa tra società per provare ad eleggere l’erede di Abodi. «Lotito non è mai stato candidato», chiarisce dalla sala stampa dell’Arechi ora che la Lega di B è stata commissariata. «Sono stati i miei colleghi che, bontà loro, hanno avanzato l’ipotesi della mia candidatura. Io ho dato disponibilità per un periodo limitato, il tempo di fare le riforme. Tutto gratuitamente».
Ma la sua discesa in campo non ha trovato la condivisione da parte di tutti i club cadetti, portando a una spaccatura insanabile. «Come tutte le cose all’italiana si creano dei fronti e non siamo riusciti a eleggere il presidente. Ma se una Lega è composta da 22 società non è pensabile che si possa essere eletti con 12 voti».
Il muro contro muro ha portato al commissariamento della Lega di B. Eppure Lotito ha già un’idea del profilo che potrebbe guidarla in futuro. «Serve una persona che abbia un ruolo più istituzionale e che sia coadiuvata da un Consiglio molto forte. Purtroppo il pallone è per tutti, il calcio è per pochi. Conoscere la materia non è per nulla facile».