«È opportuno che si abbia il coraggio di rimettere la parola agli elettori andando al voto». Pesano come macigni le parole di Vincenzo Bove, ex presidente del Consiglio comunale di Pellezzano che ha da pochi giorni rassegnato le dimissioni dall’incarico. Una scelta politica importante e che rende ancor più precari gli equilibri all’interno della maggioranza del sindaco Giuseppe Pisapia. Dopo le dimissioni degli assessori Francesco Morra e Michele Murino e il passaggio all’opposizione insieme ai consiglieri Andrea Marino e Nicola Coviello, la situazione, con la presa di posizione di Bove, rischia di diventare ancora più critica. «Ho appreso dagli organi di stampa che il sindaco di Pellezzano ha annunciato la mia permanenza all’interno della maggioranza ed il mio voto allineato a tutte le decisioni espresse dalla Giunta – ha affermato Bove in una nota stampa -. Il sindaco, che io conosco e stimo come persona perbene e prudente, penso abbia interpretato o riferito male quanto da me comunicato. Il sottoscritto ha ribadito la sua volontà di sentirsi libero da costrizioni mentali e politiche e di voler votare liberamente ogni suo atto sulla base del programma politico e della sua validità. Questo non significa dover votare tutti gli atti a prescindere».
L’attuale situazione politica, infatti, secondo l’ex presidente del Consiglio comunale non consente di governare la città. «La maggioranza non esiste più, esiste forse un gruppo che amministra, ma i numeri consiliari non parlano di maggioranza . Il voto determinante si ha solo grazie all’appoggio di chi è entrato in consiglio tra le opposizioni – prosegue Bove -. Le mie dimissioni, è bene chiarirlo, partono da una mia precisa volontà, ribadita da mesi, nel corso anche di una riunione di maggioranza e alla presenza di sindaco, assessori e consiglieri. Oggi, assumono un significato diverso di “libertà”, ma era una richiesta fatta già da tempo. Ho agito e agirò sempre nell’interesse della Comunità di Pellezzano alla quale dico, con grande sincerità, che ognuno deve farsi un esame di coscienza. A questo punto in considerazione del fatto che non si è stati in grado di portare avanti un progetto politico o quanto meno di riprogrammarlo in corsa, con una maggioranza forte e determinata a risolvere le grosse problematiche del quale il comune è investito, è opportuno che si abbia il coraggio di rimettere la parola agli elettori andando al voto» .