di DARIO CIOFFI
La pareggiano (anche) loro. E non è soltanto un “modo di dire”. I quasi mille cuori granata che trasformano il Tardini di Parma in una succursale dello stadio Arechi spingono forte, pure quando la Salernitana, per un tempo, fa la parte del sacco preso a pugni dai ducali. I tifosi ci credono. Cantano ancora. E fa nulla se, sotto 2-0, la squadra di Bollini sbanda di brutto e rischia d’incassare il terzo gol, che significherebbe game over.
In tanti sono arrivati da Salerno, molti altri dalle roccaforti granata del Nord Italia, da Milano all’Emilia, passando per il Piemonte. Un blocco di colore e passione, in quella Curva Sud che non tira mai il fiato. “Finché vivrò amerò una bandiera…”, cantano gli ultras del cavalluccio marino mentre Sprocati, appena entrato, prova a far da sé per riscrivere la storia della partita. È un coro d’amore, e però tradizionalmente scandito nei momenti bui, quando destino e risultato girano le spalle (una volta, a inizio anni Duemila, risuonò all’Arechi per una gara intera, mentre la Fiorentina in un match Coppa Italia faceva goleada). Stavolta, invece, diventa il sottofondo del gol del 2-1. E della riscossa. Suonata dalla gente. La stessa che calcerà idealmente (ma neppure troppo) il rigore del 2-2 assieme al mancino di Vitale. Pareggio, e settore ospiti che viene giù.
Vorrebbero vincerla, i ragazzi di Salerno, e i granata in campo pure, visto che son rimasti in 11 contro 9 avversari. Ma non ci riescono. Fa nulla. Per come s’era messa, va già bene così. Ché poi, in fondo, almeno i tifosi hanno vinto davvero. Sembra banale, certo. Ma chi ha visto e “sentito” Parma-Salernitana 2-2, dall’alba al tramonto, sa che non lo è…