La domenica nera del calcio a Modena si è consumata nel modo peggiore: un funerale ai canarini prima della sconfitta a tavolino e delle proteste dei tifosi. E il grande protagonista di una pagina che il calcio italiano non può cancellare e ignorare, suo malgrado, è il salernitano Ezio Capuano. L’allenatore nato e cresciuto all’ombra del Castello d’Arechi si è trovato nelle condizioni di non poter neanche «friggere il pesce con l’acqua minerale», citazione che l’ha reso celebre all’intero mondo del pallone. C’ha messo la faccia, Eziolino, senza nascondersi a semplici supporters e ultras, in serata è sceso in strada per ascoltare le rimostranze di una tifoseria sul piede di guerra, inviperita per una gestione societaria scellerata che ha portato allo sfratto dell’amministrazione comunale dallo stadio Braglia e al conseguente ko a tavolino (che sarà ufficializzato nelle prossime ore) con il Mestre.

Una giornata da tregenda, cominciata in mattinata con il corteo dei tifosi per le strade della città emiliana. Una vera e propria “marcia funebre”: i tifosi del Modena, infatti, hanno aperto la manifestazione di protesta nei confronti di patron Antonio Caliendo – con lui nel club con il ruolo di direttore generale c’è un altro volto noto del calcio salernitano, quel Claudio Anellucci già procuratore di Edinson Cavani e protagonista di un’altra gestione “allegra” di un club, ai tempi dell’ultima Seconda Divisione dell’Ebolitana – ponendo davanti alla marcia una bara con i colori sociali del club. L’attesa davanti allo stadio si è rivelata inutile: l’arbitro dell’incontro non ha potuto far altro che prendere atto della mancata autorizzazione alla disputa dell’incontro da parte del Comune, segnando tutto nel referto passato al giudice sportivo della Lega Pro che ora ratificherà lo 0-3 per il Mestre.

Capuano e la squadra, abbandonati al loro destino senza neanche un dirigente al seguito, sono rimasti negli spogliatoi per tutto il pomeriggio, provando a tornare a casa in serata. Davanti al Braglia, però, c’era ancora un gruppo di tifosi che hanno chiesto con ostinazione un confronto. Il tecnico salernitano non si è tirato indietro: ha prima spiegato i suoi pensieri e le sue sensazioni a un tifoso con i capelli bianchi, in cinque minuti di “giustificazioni” in cui Capuano ha provato a rispondere a chi lo accusa di continuare a difendere Caliendo. «Sono io il grande sconfitto di tutta questa situazione e con me anche la squadra e l’intera città di Modena – l’incipit di Eziolino raccontato da un video diventato subito virale, nel cui sottofondo si odono le richieste degli ultras di andare a parlare anche con loro -. Non ho mai difeso nessuno ma soltanto la dignità del mio lavoro. In un’altra situazione con personaggi diversi mi sarei comportato allo stesso modo. Non vado via, voglio proseguire il percorso qui perché se me ne andassi dovrei restare fermo per due anni. Ho il desiderio di portare avanti questa squadra anche in una situazione paradossale, che non si è mai vista nel calcio italiano».

Parole che hanno provato a placare le ire del popolo modenese, con gli ultras che hanno appreso gli stessi messaggi in un altro confronto, questa volta a telecamere spente. Il destino del Modena, adesso, sembra segnato. E la domenica nera in Emilia fa passare un messaggio che il calcio italiano non può ignorare.

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