di SABATO ROMEO

Venticinque anni dopo la verità. E’ stato arrestato quest’oggi il killer di Carmine Carratù, 23enne originario di Salerno ma ucciso a Milano nel febbraio 1992. L’uomo incolpato dell’omicidio del giovane carrozziere salernitano è Domenico Branca di Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria), 59 anni, boss di piazza Prealpi, già in carcere con due ergastoli.

Il fatto

Era il 17 febbraio 1992 quando Carratù venne ucciso con 13 colpi di pistole sparati con due pistole diverse in via Ippocrate. Tutto nato per una lamentela del giovane Carratù verso i fratelli Campo, titolari di una concessionaria in via Varesina, per delle irregolarità in merito a una Golf acquistata da loro nel 1987 e successivamente rivenduta a terzi dopo che era stata incidentata ma a sua insaputa senza il passaggio di proprietà. Motivo per cui, tutte le multe, arrivavano da pagare a Carratù. Dopo pochi giorni nella concessionaria si verificano due incendi dolosi: nel primo venne incendiata la Golf avuta in possesso dal giovane salernitano,  nel secondo invece bruciarono quattro auto. Tra queste anche quella del boss Luigi Mentolicchio. Il secondo incendio venne considerato una possibile vendetta del Carratù. Così, i due fratelli Campo,  come confermato una volta arrestati, chiesero alla mafia di Quarto Oggiaro guidata dal Branca di poter uccidere il giovane salernitano.

La svolta

Dopo la confusione delle indagini portate avanti dalla Polizia di Stato negli anni 90, la svolta arriva nel 2014 nel pieno delle indagini “Rinnovamento” e che incastrò sessanta persone col reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo le autorità, nell’agguato del 17 febbraio avrebbero partecipato Branca e Mentolicchio, morto negli anni successivi.

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