di STEFANO MASUCCI
Lacrime amare, quasi 40 anni dopo. Nonostante i tanti successi e una carriera da campione assoluto, Walter Zenga difficilmente le dimenticherà, anzi. Per sua stessa ammissione è stata una lezione che ha imparato molto bene, e che probabilmente gli ha permesso di emergere con ancora più determinazione. Diciassette dicembre 1978, l’estremo difensore di proprietà dell’Inter, arrivato giovanissimo in prestito a Salerno, era alla terza presenza con l’ippocampo sul petto, dopo l’esordio con il Campobasso e il derby vinto con la Paganese, condito dalla ciliegina sulla torta. Rigore parato. Sembrava potesse solo andare per il meglio l’esperienza dell’Uomo Ragno nella città di San Matteo. Sembrava. Perché la sfida con il Pisa di quel diciassette dicembre, rimarrà impressa nella sua mente, così come in quella di numerosi tifosi di fede granata. Di Prete, sgusciante punta dei nerazzurri, infila Zenga due volte nei primssimi minuti di gioco, la reazione di quello che per tre anni sarà votato il miglior portiere del mondo, rimarrà nella storia granata. Assalito dallo sconforto, il giovane Walter scoppia in lacrime, chiedendo immediatamente il cambio e abbandonando il terreno di gioco. Episodio ricordato dallo stesso tecnico ex Sampdoria su Instagram, con una foto rigorosamente in bianco e nero, e il racconto dello stesso portiere, esploso poi nella Sambenedettese e arrivato a difendere i pali dell’Inter dei record guidata da Giovanni Trapattoni.
Di seguito il messaggio completo: “Salernitana-Pisa 1-2, era il 1978, l’Inter mi diede in prestito, appunto, ala Salernitana. Ero giovane e inesperto. La prima partita perdemmo in casa contro il Campobasso, poi giocammo sul neutro di Avellino il derby con la Paganese e io parai un rigore e vincemmo 1-0. Mi sentivo arrivato…e invece arrivò il Pisa di Di Prete, un attaccante piccolo e veloce con un tiro micidiale. Mi fece due gol nei primi minuti. Io chiesi il cambio e uscii dal campo piangendo…che lezione ho imparato quel giorno, credevo che, con una sola partita giocata bene, potevo pensare, di essere già arrivato…”.