sigonella

di FRANCESCO CACCIATORE*

Sigonella, 32 anni fa. Altri tempi, altri governi, un’altra politica, specialmente figure pubbliche di tutt’altro spessore. Impensabile, oggi, immaginare un’Italia che non solo tratta sullo stesso piano con gli Stati Uniti, ma fa addirittura la voce grossa rischiando un incidente militare internazionale.

Era il 7 ottobre 1985. La nave da crociera italiana Achille Lauro, diretta dall’Egitto a Israele, venne sequestrata da quattro militanti del Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP) che richiedono il rilascio di cinquanta loro compagni detenuti nelle carceri israeliane.
Un uomo di religione ebraica di none Leon Klinghoffer, disabile e costretto su una sedia a rotelle, venne ucciso ed il corpo gettato in mare. Klinghoffer, però, è cittadino Americano, e gli USA del presidente Reagan si oppongono a qualsiasi trattativa con i terroristi palestinesi, da sempre. I Palestinesi, che sembrano condannare il dirottamento, inviano il mediatore Abu Abbas, che è in realtà uno dei capi del FLP.
Reagan è intransigente, nessun accordo con i terroristi, ma il presidente del Consiglio Bettino Craxi si oppose decisamente. Egli rifiutò qualsiasi ingerenza in quanto il dirottamento era avvenuto su una nave italiana. 
L’ 11 ottobre l’Achille Lauro fece infine rotta per Porto Said in Egitto dove gli uomini del commando palestinese furono presi in consegna dalle autorità egiziane. Da lì, Abu Abbas e i terroristi vengono fatti salire su un Boeing 737 della Egypt Air, direzione Tunisi.
Fu soltanto allora che i servizi segreti israeliani informarono gli americani dell’omicidio Klinghoffer e la reazione fu immediata: quattro F14 intercettarono l’aereo egiziano costringendolo ad atterrare nella base Nato di Sigonella in Sicilia.
La situazione era esplosiva. I rapporti fra Craxi e Reagan a questo punto raggiunsero i minimi storici. Il presidente del Consiglio insisteva che i terroristi venissero processati e condannati in Italia; gli USA, dal canto loro, guardavano con sospetto la politica di tolleranza e conciliazione verso i Palestinesi del PRO craxiano. Deciso a far rispettare la sovranità italiana, Craxi ordinò, dopo l’atterraggio dell’aereo egiziano, che il velivolo venisse circondato da 30 Vam dell’aeronautica e 20 carabinieri. Subito dopo il dispiegamento italiano, due Lockheed C-141 Starliter americani, atterrati senza autorizzazione a Sigonella, fecero scendere 200 uomini della “Delta Force” che circondarono gli italiani puntando le armi contro di loro.
Numerosi altri carabinieri in assetto di guerra arrivarono dalle caserme di Catania e Siracusa e circondarono a loro volta gli americani creando così un triplice cordone di militari pronti a far fuoco.
A nulla valsero le frenetiche telefonate a Craxi di un infuriato Reagan, che alla fine fu costretto a cedere e far ritirare le sue truppe. I palestinesi furono presi in consegna dalle autorità italiane. Abu Abbas, non poté essere trattenuto per via di un passaporto diplomatico: verrà in seguito riconosciuta la sua responsabilità nella vicenda e sarà condannato in contumacia all’ergastolo, gli altri terroristi condannati a pene tra i diciassette ed i trenta anni.

Spiegare la differenza fra il 1985 e oggi non è facile. In generale, le coalizioni “stabili” dell’ era craxiana e le grandi intese del Pentapartito permisero un’azione di governo più efficace che, grazie anche a precise circostanze e scelte programmatiche, proiettò l’Italia con forza nello scenario internazionale. Lungi da me lodare il sistema proporzionale, però è un dato di fatto che la politica in quegli anni era meno (e sottolineo, meno) assorbita dalle lotte intestine e fratricide, e quindi più attiva, più efficace.
Il vuoto causato dal crollo del sistema dei partiti e delle ideologie è stato riempito invece con la ricerca ossessiva e compulsiva del consenso, che ha sostituito l’azione politica vera, quella che si misura fuori dal campo politico inteso, ad oggi, come scontro tra fazioni.
Sigonella segna forse il punto più alto dell’era craxiana: un periodo controverso, certo, e demonizzato dalla retorica – ipocrita e arrivista – del post Tangentopoli.
Guardando alla desolazione contemporanea, però, alla politica autofaga, agli spettri dei tre grandi protagonisti della storia della Prima Repubblica (democristiani, comunisti e socialisti), all’ascesa dei populismi che sulla carcassa delle grandi ideologie hanno piantato e fatto crescere i propri semi, è difficile ripensare a Craxi che rifiuta di parlare con Ronald Reagan, senza provare un pizzico di nostalgia.

*storico, ricercatore, giornalista e scrittore freelance

“Occhio di riguardo” è una rubrica settimanale di approfondimento su temi di attualità e di cultura, con uno sguardo alla politica, alla società e all’economia.

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