striscione salernitana minala

di DARIO CIOFFI

Hanno tutti ragione, e però pure un po’ torto al tramonto d’un Salernitana-Frosinone 1-1 che restituisce i granata a una realtà ch’è assai più dura della dimensione da favola vissuta dopo il derby. Avellino è (già) storia, chiaro, ma il presente racconta ancora d’una squadra non pronta a superare un esame da grande.

Ha ragione Lotito, quando dice a mo’ di disco rotto che «si può giocare alla pari con chiunque». Di fatto è accaduto pure contro i ciociari, avversari in crisi che però nel momento di difficoltà hanno ripreso la partita dalla spazzatura, con la fondamentale complicità d’una Salernitana che s’era illusa d’andar senza freni né mani sul manubrio in discesa. È precipitata sul più bello, la formazione del cavalluccio marino, dimenticandosi come si lotta e come si soffre, convinta che quel gol di Schiavi, alla fine d’un primo tempo in cui il Frosinone l’aveva sostanzialmente schiacciata nella sua metà campo, fosse l’inizio d’un’altra festa.

L’espulsione di Brighenti aveva alimentato questa falsa speranza, ed è qui ch’è venuta fuori la “pochezza” granata nel governare una gara che sembrava solo da mettere in ghiaccio. Se l’è vista squagliare tra le mani, la Salernitana, ancora terribilmente in affanno a centrocampo (impalpabile Signorelli, impreciso Ricci) e molle lì davanti, dove Rosina si “nasconde”, non inventa, va giù senza subire fallo e dà l’inquietante sensazione di non riuscire a far nulla per lasciar un segno. Sprocati fa quel che può (anche ieri c’è il suo zampino nel gol e nella superiorità numerica), però se il centravanti di turno, Bocalon, non tira mai in porta, e nell’unica vera occasione, la più importante, spreca il match point sparando sul portiere, allora c’è poco da fare. O meglio, qualcosa da fare ci sarebbe: cambiare. Già martedì sera a Novara, e non solo per mero turn-over.

Bollini dice ch’è «mancata la stoccata finale», prima della “mazzata” di Crivello. Ha ragione pure lui, ma ha sicuramente torto per la gestione della sfida, dalle scelte iniziali ai cambi. Dalla sua ha il fatto che i granata hanno rimediato fin qui una sola sconfitta, alla terza giornata a Carpi, uno score che lo rende di fatto “inattaccabile”, anche se dagli applausi del suo ingresso a inizio partita ai mugugni della Tribuna per le sostituzioni il passo è già stato brevissimo, esempio concreto di come basti meno d’un’ora e mezzo per cambiare sensazioni e reazioni del pubblico.

E a proposito del pubblico. È bastato «Minala al 96’» per riportare i 10mila all’Arechi, uno spettacolo di passione. Bella, la Curva Sud Siberiano, ancor di più quando s’è lasciata andare a una fumogenata d’altri tempi, mentre in campo Salernitana e Frosinone rincorrevano il pallone. Un bel vedere, quel “nuvolone” bianco-granata, al netto della multa in arrivo per la società del cavalluccio marino, che come impongono le strane regole di oggi pagherà con qualche migliaia di euro la voglia di colore e calore della sua gente. Chi si lamenterà del “conto”, capirà che – come sempre – hanno tutti ragione, e però pure un po’ torto…

(foto di Carlo Giacomazza)

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