di DARIO CIOFFI
Zaccaria Tartarone, prima che un giornalista estroso, era un docente. Un “prof”. E sarà stato orgoglioso di sapere che oggi, nella Sala Giunta del Comune di Salerno, la seconda edizione del premio intitolato alla sua memoria sia diventata una “lezione”. In cattedra c’era Marino Bartoletti, figura storica del giornalismo italiano, insignito del riconoscimento in ricordo di “Zac” promosso da PaperBoy, il giornale della cooperativa sociale “Il Villaggio di Esteban” che vede impegnati ragazzi “specialmente abili” nella formazione professionale, attraverso un laboratorio giornalistico.
L’ideatore del format tv Quelli che il calcio, nonché – tra i tanti prestigiosi ruoli ricoperti in carriera – direttore del Guerin Sportivo e di Calcio 2000, è partito dalle prossime Universiadi del 2019 in Campania («altro che evento “marginale”, fu proprio in quella manifestazione che Pietro Mennea realizzò un record sopravvissuto per decenni») per – ipse dixit – «raccontare una favola».
Premessa di Bartoletti: il ritiro della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, «una resa ch’è peccato mortale, visto che l’unica cosa che di certo ha il Cio è la disponibilità economica, i soldi, miliardi di euro».
Poi la “favola”, ch’è poi una storia tutta vera: «Cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Helsinki, 1952. Dopo la guerra, era la prima volta che il mondo intero sfilava senza armi. L’Italia c’era, guardata con lo scetticismo che si deve a chi era uscito “male” dal conflitto. Quel giorno la nostra portabandiera fu una bimba di neanche 16 anni (la ginnasta Miranda Cicognani, ndr). La sua immagine riscattò il nostro Paese agli occhi del pianeta. Fu lì che il mondo “ci perdonò”, consegnandoci idealmente l’organizzazione delle Olimpiadi che nel 1960 arrivarono a Roma, le più belle del secolo. Così, lo sport cambiò la storia d’Italia».
È la sintesi d’un intervento che ha emozionato, e strappato applausi. A Palazzo di Città, con Bartoletti, c’erano l’assessore allo sport del Comune di Salerno, Angelo Caramanno, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, il presidente de “Il Villaggio di Esteban”, Carlo Noviello, il direttore di PaperBoy, Umberto Adinolfi, con l’intera “squadra” dei suoi redattori, il fiduciario salernitano dell’Ussi, Antonio Abate e il figlio di “Zac”, il giornalista Alfonso Maria Tartarone. Ognuno di loro protagonista d’una giornata di contenuti profondi. E di valori autentici.
Memoria, storia, amicizia, solidarietà, impegno. A dirla con Bartoletti, «tutto in una sola parola: sport». Senza neppure un briciolo di quella stramaledetta retorica che il “prof” Tartarone proprio non sopportava. Momenti veri. Come i ragazzi di PaperBoy. Speciali.