di DARIO CIOFFI
Non fate a gara a chi l’aveva detto prima, a chi c’ha sempre creduto o a chi meriterebbe sino a fine stagione l’esilio a casa. C’è un tempo per tutto e questo per la Salernitana è il momento di riscoprire il piacere che si prova a lottare per qualcosa che non sia sopravvivere. È un attimo da godersi sino in fondo, per esistere, gongolandosi sgranando gli occhi su una suggestione che oggi il campo disegna davanti, e poi domani chissà, però intanto c’è, ed è troppo affascinante per voltarsi indietro a cercare ripicche e riscontri su profezie apocalittiche o stupefacenti.
Al diavolo tutto. Ché il 2-1 all’Empoli («salutate la capolista», così tanto che adesso lassù c’è il Palermo) è il segno evidente d’una squadra che ha valori umani e caratteriali enormi, prima che tecnici. Provateci voi, dopo 20 minuti, a trovarvi senza due-terzi della difesa, prima Bernardini e poi Schiavi messi ko dalla cattiva sorte, a (re)inventare centrali di retroguardia due ragazzi, Vitale e Pucino, che nella vita avrebbero fatto volentieri gli attaccanti ma in carriera son poi diventati “terzini di spinta”, senza dimenticarvi (potere del risultato, non se n’è accorto nessuno) che alla Salernitana mancava Sprocati, il suo talento cristallino, il calciatore più incisivo e decisivo di quest’avvio di campionato.
Provateci, se vi va. Difficilmente vi verrà fuori quel ch’è successo a Bollini, il “gestore di risorse umane” che farebbe la fortuna d’ogni manager d’azienda, l’allenatore che a volte sarà pure discutibile per scelte di formazione o cambi, ma che ha dalla sua un’incredibile capacità di non trasformare mai le gerarchie in divisioni, facendo sentir tutti importanti allo stesso modo. E se poi capita che in certi casi prenda provvedimenti, vedi la “punizione” inflitta a Kiyine, vorrà dire che avrà avuto le sue buone ragioni.
La Salernitana che ha fatto saltare il banco della prima della classe è stata la quintessenza della forza, della compattezza, del carattere, dei nervi, però pure della lucidità, della saggezza, del cinismo, dell’opportunità. Pasqual s’era inventato un mancino fantastico, per portar avanti l’Empoli, e però proprio a quel punto, sull’orlo del precipizio, i granata si son raccolti, stringendo l’anima tra i denti. L’uno-due di Bocalon, micidiale sotto porta dove nelle scorse settimane era stato “molle”, ha riscritto il destino d’una partita che di lì in avanti l’ippocampo ha governato con la freddezza della squadra autoritaria e “consumata” dal mestiere, pure se tra gli undici c’erano tanti giovanotti. Tutti, evidentemente, dal “vecchio cuore granata”.
Mantovani, ch’era l’alternativa dell’alternativa nelle idee estive, è stato eccellente nel caricarsi il peso della difesa, Minala un gigante nel comandare a centrocampo (palloni persi: zero, e se n’è sfuggito uno fate finta che non valeva), Ricci instancabile, pure Signorelli – fin qui meteora – finalmente prezioso ed efficace, e poi Rossi, lì davanti, una forza della natura, ma fondamentale anche Alex (un cioccolatino quel cross di sinistro per la seconda rete di Bocalon), generoso Gatto. Senza dimenticarsi di Radunovic, ch’è serbo come i campioni olimpici della pallanuoto e che infatti quando rinvia con le mani arriva sino alla porta opposta, ma che soprattutto mette i tre punti in banca quando dice «oggi no, non ce n’è» a una sassata di Zajc.
Splendida, questa Salernitana. Ora al quarto posto, con una sola sconfitta e dopo 9 risultati utili di fila. A -2 dal Palermo ch’è in vetta, a un punto soltanto da Empoli e Frosinone, ex aequo con il Bari ch’è atteso sabato all’Arechi. Ci sarà tanta gente, sicuro, ma pure questo pomeriggio i granata son stati trascinati da un pubblico fantastico, che non ha bisogno di spalti gremiti per vibrare tanto forte da far venire i “brividi” a chi lo sente suo e un po’ d’umanissima “fifa” a chi ci gioca contro (Vivarini dixit). Lo stadio con il nome da principe già incide così. Se poi questa bozza di sceneggiatura diventerà davvero un film da sogno, statene certi, si riempirà da sé. Però intanto basta e avanza. Dire che 9mila spettatori sono pochi, tanto per “buttarla lì”, è anacronistico. Anche qui, inutile fare a gara. Semmai, di sabato sera, meglio una bella pizza…
(foto LegaB)