di FILIPPO NOTARI
Il cielo di Salerno, d’un tratto, è diventato dello stesso colore dell’animo dei tanti operatori che affollavano il molo 3 gennaio del porto commerciale di Salerno. Un grigio cupo ha macchiato il cielo limpido che sovrastava la città prima dell’attracco della nave Cantabria. Diventando scenografia d’una tragedia che, purtroppo, non ha niente di finto. Ventisei donne non sono riuscite a (ri)metter piede sulla terra ferma, affogando insieme ai sogni e alla voglia di libertà che le aveva spinte a scappare dal proprio Paese.
L’ennesima, atroce strage di una guerra che non sembra conoscer fine. La tregua, infatti, è durata poco. Troppo poco. E la soluzione ipotizzata, purtroppo, si è rivelata inefficace come confermano i corpi senza vita arrivati stamane al porto di Salerno.
Una città che ha imparato ad accogliere. Ma anche a convivere con il dolore per le tante, troppe vittime del mare. Morti avvenute per cause misteriose, sulle quali spetterà alla Procura di Salerno provare a dare una risposta per quanto accaduto durante la traversata. Il pool di sostituti procuratori e medici legali, insieme agli agenti della Squadra Mobile hanno avviato subito le indagini per appurare le cause dei decessi. I primi accertamenti, come sottolineato dal Prefetto di Salerno, Salvatore Malfi, farebbero ipotizzare che le morti siano avvenute per annegamento. Ma in alcuni casi, dopo l’esame esterno, potrebbe comunque rendersi necessaria l’autopsia.
Gli inquirenti, poi, ascolteranno i racconti e le testimonianze di chi ce l’ha fatta. Persone partite dal proprio Paese per provare a sovvertire un destino ostile e che li ha portati a scappare dalla terra natia. Uomini, donne e bambini provati da un viaggio difficile – alcuni sono arrivati feriti a Salerno – e che, mentre scendevano tremolanti dalla passerella della nave militare battente bandiera spagnola, avevano ancora negli occhi il terrore dell’odissea vissuta. Un viaggio della speranza durante il quale hanno perso padri, madri, fratelli. Compagni di sventura accomunati da un destino crudele. E che da Salerno sperano di poter iniziare una vita.
Ma l’animo dei tanti operatori che affollavano il molo 3 gennaio era grigio anche perché, per la prima volta, al loro fianco non c’era Rosario Caliulo. “The boss”, il direttore del settore Servizi Sociali del Comune di Salerno è stato ricordato con una gigantografia affissa allo stand della Protezione Civile. “Rosario The Boss sempre con noi”, le parole scelte dai volontari per commemorare il dirigente comunale, scomparso nei mesi scorsi. E volato in quel cielo che, stamane, era grigio come l’animo di chi ha partecipato al 22esimo sbarco.