Di NICOLA LANZILLI

A norma dell’articolo 53 comma 5) delle NOIF, alla quarta rinuncia consegue, come sanzione, l’esclusione dal Campionato di competenza”. Sono bastate queste poche righe per porre fine a 105 anni di storia, quelli del Modena Calcio, impreziositi da ben 28 di serie A. Il club gialloblù, infatti, ha terminato la sua lunga agonia ed è stato dichiarato ufficialmente fallito dopo tre mesi di false speranze e umiliazioni. Con il Santarcangelo è stata la quarta gara non disputata dai canarini e da regolamento è scattata l’esclusione dal campionato di Lega Pro. Tutto ha avuto inizio con la gestione societaria da parte del presidente Antonio Caliendo, che una volta accumulati centinaia di migliaia di debiti decise di abbandonare la nave, ormai in procinto di sprofondare negli abissi. Sono seguiti mesi di disperati tentativi, da parte prima dell’imprenditore Aldo Taddeo, poi dell’Azionariato popolare, per evitare il triste e prevedibile epilogo. Ma soprattutto settimane di mortificazioni continue per i tifosi gialloblù, costretti ad osservare inermi la storia della loro amata squadra macchiarsi domenica dopo domenica.

Le partite fantasma

Le gravi difficoltà economiche hanno messo in ginocchio la società, impossibilitata nell’adempiere al pagamento dell’affitto del Braglia per disputare le gare interne. Con la squadra allenata dal salernitano Eziolino Capuano costretta a recarsi ogni domenica allo stadio con la speranza di disputare partite mai iniziate. Ben 4 in totale sono state le sconfitte a tavolino (Mestre, Albinoleffe, Padova e Santarcangelo) numero dopo il quale per regolamento scatta l’esclusione dal campionato. E, come nel caso del Modena, la fine di 105 anni di storia.

L’ultima speranza

Una volta archiviata la pratica del fallimento tutti i tesserati del Modena Calcio saranno liberi da ogni vincolo, è quindi di accasarsi altrove dopo mesi passati a lottare per un obiettivo comune pur senza percepire stipendio. Il club sarà costretto a ripartire dai bassifondi, anche se, forse, non tutto è perduto. Infatti se entro due mesi dall’inizio della stagione 2018/19 una nuova proprietà dovesse farsi avanti, i canarini ripartirebbero dalla serie D con una nuova denominazione. Rendendo meno pesante una situazione a tratti paradossale.

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