prostituzione salerno

di ALESSANDRO MOSCA

Un sistema articolato che era riuscito a fare le fortune anche di chi non partecipava attivamente all’organizzazione ma aveva soltanto per “buona coincidenza” o per intuizione affittato una sua proprietà ai componenti del gruppo smantellato dai carabinieri della Compagnia di Salerno. L’affaire dei subaffitti si intreccia nell’operazione di contrasto alla prostituzione eseguita su disposizione della Procura di Salerno che ha portato all’arresto di quattro persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di altri 16. L’inchiesta condotta dal pm Elena Guarino, infatti, ha permesso di scoprire come l’occupazione degli spazi da parte delle giovani e avvenenti donne pronte a cedere il loro corpo proponesse guadagni incredibili: 400 euro a settimana il costo del subaffitto delle stanze sparse fra alcuni appartamenti del capoluogo, di Pontecagnano Faiano e di Baronissi (clicca qui per i dettagli della “mappa del a luci rosse”). Cifre da capogiro che garantivano una cospicua retta mensile visto che in alcune abitazioni trovavano spazio contemporaneamente anche tre donne.

Le “attenzioni” dei protettori

I cospicui guadagni dell’attività illecita in alcuni casi hanno spinto alcuni dei destinatari dell’avviso di conclusione indagine ad intrattenere rapporti strettissimi con le prostitute. Come il caso di una giovane rumena, cui era stato scelto il nome d’arte di Ambra, stanziatasi in un appartamento della zona orientale di Salerno. La soluzione abitativa gli era stata trovata dal suo protettore (a cui ogni settimana doveva garantire 270 euro) che aveva firmato un contratto di locazione dell’immobile a “uso abitativo per studenti universitari”.

La donna, con alcune dichiarazioni rese ai carabinieri, ha spiegato i rapporti quasi di “collaborazione” nati con il suo protettore. L’uomo, infatti, si recava ogni giorno nell’abitazione per sapere come stava procedendo l’attività, raccomandandosi di buttare ogni volta i sacchetti dei rifiuti ed in particolare quelli contenenti fazzoletti e preservativi utilizzati nei rapporti sessuali, accompagnando inoltre la donna in alcune occasioni in un centro specializzato nella spedizione di denaro per inviare alcuni soldi ai parenti.

L’idillio, però, iniziò ad incrinarsi nel novembre del 2016 quando i carabinieri – dopo una serie di appostamenti – decisero di accedere nell’appartamento della donna. I militari la trovarono in una stanza in compagnia di un giovane senza pantaloni e con i soli slip addosso, pronto ad usufruire della “prestazione”. Pochi minuti dopo sbucò dalla porta anche il protettore che, spaventato, cercò di giustificarsi in ogni modo prima di essere condotto in caserma per i controlli del caso. Il cliente colto sul fatto confessò di aver contattato la donna tramite un portale web specializzato e di aver contrattato con Ambra un rapporto al costo di 100 euro.

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