di ALESSANDRO MOSCA
Lo strazio infinito di 26 corpi distinti soltanto da alcuni numeri sta per finire. E, così, presto si potrà dare una degna sepoltura a quelle giovani vite che, imbarcate sul mare su mezzi di fortuna, hanno trovato la loro morte. Ieri, nell’obitorio del cimitero di Brignano, si è concluso pure lo strazio del pool di medici legali – coordinati dal professore Antonello Crisci – che ha eseguito le autopsie delle donne giunte domenica mattina senza vita a Salerno a bordo della nave spagnola Cantabria.
Dagli esami sono usciti ulteriori dettagli. Agghiaccianti. Una delle 14 giovanissime analizzate ieri dagli esperti incaricati dalla Procura – il titolare delle indagini è il vice-procuratore del tribunale di Salerno, Luca Masini – aspettava un bambino: era incinta da un mese e mezzo. Sugli altri corpi, invece, non sarebbero emersi segni di violenze, abusi sessuali o percosse per cui il pool di medici accredita la causa della morte a un annegamento. La verità potrà arrivare soltanto dagli esami istologici i cui risultati sono previsti non prima di trenta giorni. Il lavoro del “tavolo tecnico” coordinato dal professore Crisci non è certo finito: nelle prossime 48 ore, infatti, saranno catalogati tutti i rilievi effettuati così da presentare per l’inizio della prossima settimana un quadro più o meno chiaro della situazione alla Procura.
Un passaggio obbligato che, però, potrebbe dare il via allo sblocco delle salme e alla celebrazione dei funerali pubblici previsti dal Comune di Salerno. Si potrà così dare finalmente una degna sepoltura a quei corpi ancora senza nome: possibile, probabile che i funerali si terranno lunedì, al massimo martedì. Ma la ricerca dei nomi di quelle giovani vite spezzate nel fiore degli anni continuerà: i volti dei 26 corpi rimasti per quasi una settimana nell’obitorio del cimitero di Salerno sono stati fotografati così da poter continuare le ricerche di familiari e amici (soltanto due finora sono stati i riconoscimenti). Dai cadaveri, inoltre, sono stati prelevati dei campioni di Dna. La caccia non si fermerà fino a quando tutte quelle donne non avranno un nome. È l’ultimo dono per regalare un degno riposo a chi guardava al mare per sperare in un futuro migliore. E che invece proprio nel mare ha trovato la sua morte.