funerali salerno

di FILIPPO NOTARI

Il volto è rimasto asciutto per quasi tutta la cerimonia funebre. Ma il dolore, anche senza lacrime, era tutto racchiuso in quegli occhi profondi e neri che hanno assistito alle scene infernali d’un viaggio che doveva essere il punto di partenza di una nuova vita. E che, invece, gli ha portato via per sempre una parte del suo cuore.

Una tragedia di cui il fratello di Osaro – una delle 26 donne recuperate senza vita nel Mediterraneo – dice di non ricordare quasi nulla. Lui, appena 18enne, era partito dalla Nigeria con la sorella. Entrambi, dopo aver trascorso sei mesi in Libia, avevano sfidato il mare per cercare un futuro diverso da quello che avevano vissuto fino ad allora. «Quel posto non è bello», ha raccontato in lingua inglese dopo la cerimonia funebre organizzata a Salerno per ricordare le 26 donne che hanno perso la vita durante lo sbarco del 3 novembre (clicca qui per leggere l’articolo). «Si sparava in continuazione e si uccide anche per sciocchezze». Un incubo da cui il 18enne è riuscito a scappare, arrivando a Salerno lo scorso 5 novembre dopo esser stato tratto in salvo in acque libiche. Un traguardo che, però, non potrà condividere con la sorella. Osaro non c’è l’ha fatta. Una tragedia immane di cui il giovane ricorda poco o nulla. È toccato a lui, però, avvisare i genitori che in Nigeria hanno altri tre figli.

Oggi a Salerno – dove c’era anche il marito di Marian, altra giovane vittima – ha dato l’ultimo saluto alla sorella che sperava di avere al suo fianco nella nuova vita italiana. Un sogno fatto a pezzi da quel mare tiranno che, ancora una volta, si è rivelato culla di morte per 26 giovani donne.

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