di FILIPPO NOTARI
Spirava un vento fortissimo stamane al cimitero di Salerno. E, per chi Crede, non era un caso. È come se i feretri di quelle 26 donne, sistemati nella piazza degli Uomini Illustri per ricevere l’ultimo saluto, fossero stati avvolti da un’aurea mistica, scesa in Terra per “accompagnare” nell’altra Vita queste vittime innocenti di una guerra troppo atroce per poterla immaginare.
D’altronde tra i simboli con cui la Chiesa cattolica indica la presenza dello Spirito Santo c’è proprio il vento. Una speranza difficile da percepire in una mattinata caratterizzata soltanto da dolore, rabbia e inquietudine. Ma a cui aggrapparsi per poter credere che il sacrificio di queste ragazze non sia stato vano.
Perché da Salerno, nonostante la sobrietà del rito funebre, sono partiti tanti messaggi. Silenziosi. E racchiusi nei gesti di una comunità ritrovatasi a pregare per 26 “sorelle” di cui non conosceva quasi nessuno dei loro nomi. Ma le cui storie hanno commosso un po’ tutti. A cominciare dagli studenti salernitani della Consulta provinciale che, in apertura di celebrazione, hanno depositato delle rose bianche sui feretri delle vittime, aggiungendone altre tre (due celesti e una rosa) per quelle vite portate in grembo da due donne.
Ma anche i tanti sindaci che hanno aperto le porte dei propri cimiteri per garantire degna sepoltura alle vittime dello sbarco, dichiarandosi pronti ad accogliere e a favorire l’integrazione tra i popoli.
Cordoglio vissuto con partecipazione soprattutto a Salerno dove il sindaco Enzo Napoli ha proclamato il lutto cittadino, chiedendo ai dirigenti scolastici di effettuare un minuto di raccoglimento e disponendo lo spegnimento per mezz’ora delle Luci d’Artista.
Un modo simbolico per testimoniare vicinanza e far sentire meno soli (anche) i tanti migranti sbarcati sul nostro territorio negli ultimi anni. Da quelli che hanno avuto la fortuna di riuscire a toccare terra sani e salvi a quelli che, invece, in quel mare hanno visto morire un pezzo del proprio cuore. Gesti forti che arrivano da una città che, ormai da anni, ha allargato le sue braccia per abbracciare i meno fortunati. E che, con la sua testimonianza di cordoglio, spera di essere riuscita a smuovere le coscienze, dando un contributo alla risoluzione dei problemi sull’immigrazione. Per fare in modo che nessuno più sia costretto a piangere vittime innocenti. E che il sacrificio di queste 26 giovani donne non sia stato vano.