di DARIO CIOFFI
L’avessero detto tre mesi fa, prospettando una Salernitana a questo punto del cammino stata lassù, nel pieno della bagarre playoff, seduta al tavolo delle “grandi”, ci si sarebbe fiondati a metter la firma. Ricordarsi come e da dove si è partiti aiuta a far capire che la squadra di Bollini sta facendo qualcosa d’importante. E la premessa serve ad approcciare con equilibrio l’analisi d’un momento, seguito al pari contro la Cremonese, difficile da decifrare, perché è sintesi di due tesi agli antipodi in cui l’una non può né deve escludere l’altra.
Solito giochino. Lettura da «bicchiere mezzo pieno» (la più consumata ma pure azzeccata delle metafore): i granata si son confermati quasi “imbattibili”, hanno allungato la striscia positiva a dodici giornate consecutive, sono nel gruppo di testa e continuano a non dar mai sensazioni di manifesta inferiorità rispetto alle avversarie (Palermo a parte, le prime sette le hanno affrontate tutte e senza perdere con nessuna). Aggiungici l’emergenza che assilla il cavalluccio marino da settimane, e con cui la Salernitana sta convivendo senza tradire grosse sofferenze (eppure fuori c’è gente che ha storia, talento e prestazioni importanti finché è stata in campo) ed ecco che c’è più d’un motivo per essere ottimisti.
Poi c’è l’antitesi, il «mezzo vuoto»: un mare di pareggi, dieci, tanti, troppi, di cui tre di fila con due in casa, e qualche affanno figlio un po’ della stanchezza d’alcuni stacanovisti e un altro po’ della panchina rimasta corta visto che, Rossi a parte, Bollini contro la Cremonese non aveva a disposizione cambi in grado di “spaccare” la partita, e forse non per caso s’è giocato le carte Di Roberto e Rizzo sui titoli di coda.
La verità, ch’è oggi un compromesso di questa dicotomia, verrà scritta nell’evoluzione d’un campionato in cui la Salernitana ha scoperto di poter fare molto più che la comparsa. Sarà importante svuotare l’infermeria, dare rotazione a chi ha mostrato un po’ di respiro corto e riscoprire il peso dell’Arechi, ch’è sì ancora inviolato ma dove i granata hanno lasciato punti di platino per strada (sei pareggi su otto gare), non prima d’aver affrontato due trasferte, Cittadella e Brescia, che diranno molto sullo stato di salute dell’ippocampo. D’elementi per pensare positivo ce ne son tanti, e l’applauso forte e convinto degli 11mila d’ieri sera è un punto di (ri)partenza che vale anche di più di quello che ha fatto fare un altro passettino in una classifica che piace eppure comincia a “non bastare”. È ché l’appetito vien mangiando. E la “fame”, d’un popolo e d’una squadra che s’è seduta al tavolo delle big, stavolta non è affatto un’accezione dispregiativa…
(foto Carlo Giacomazza)