di ALESSANDRO MOSCA

Sacro e profano si mischiano per rendere mistico qualcosa di magico. Via Duomo, quattro passi dalla Cattedrale di Salerno. Lì, fra vicoli e botteghe, la salernitanità si ritrova in ogni cosa. Lì, tutti i 21 settembre, San Matteo e le statue dei Santi muovono i primi passi per mostrarsi alla città nella festività del Patrono. E lì, dal lontano 1933, c’è la bottega della famiglia Figliolia che da quasi cent’anni porta avanti la tradizione di maestri presepiali apprezzati non solo all’ombra del Castello d’Arechi. In quel negozio, fra scaffali e vetrine, la salernitanitá trasuda da ogni poro. Basta alzare lo sguardo, poco dopo aver solcato la porta d’ingresso, per notare subito una bandiera granata, il simbolo del cavalluccio marino e la scritta 19 giugno, data che ha segnato l’inizio di un’altra grande storia di Salerno.

Vincenzo, l’ultimo discendente dei Figliolia che dal 1995 porta avanti l’attività di famiglia, porta tutti i “segni” della tradizione. “Non sono tifoso, sono malato della Salernitana”, ripete a chi gli domanda della sua fede calcistica. Una passione che gli ha fatto mischiare sacro e profano, rendendo mistico qualcosa di magico. Unendo la squadra di calcio che fa battere il cuore a questa città alla tradizione del presepe. Lo scorso anno aveva “trasmesso” ai suoi pastori di terracotta l’orgoglio granata. Braccia alzate e una sciarpa fra le mani. “Comm è bell a ess pisciauolo”, il messaggio quintessenza dell’attaccamento alla città che personalizzava un suo personaggio.

Qualche settimana fa ha fatto anche di “peggio”. Il derby di Avellino ha lasciato il segno e il gol di Minala al 96′ è entrato ormai nell’immaginario collettivo. E anche nel presepe di Vincenzo Figliolia, che ha “modificato” un pastore aggiungendo la solita sciarpa granata con il minuto e il marcatore della rete che è valsa la “presa” del Partenio. “Quel gol è qualcosa che resterà per sempre, un’emozione che difficile da raccontare”, spiega sfregandosi le mani dietro il bancone della sua bottega. La scelta di fissare nel presepe quanto accaduto nell’ultimo derby è pura goliardia. “Nella settimana prima del derby ne abbiamo sentite di tutti i colori. Il calcio è fatto così, regala risultati e sorprese ogni volta. E quella vittoria resterà nel cuore di tanti”.

Quando gli parli di Salernitana gli si illuminano gli occhi, i ricordi filano via come un fiume. L’ultimo è recentissimo: accende il pc sul banco da lavoro e va dritto sul suo profilo Facebook. Mostra una foto dello scorso weekend che lo mostra in “divisa” da maratoneta, la sua altra grande passione. Domenica ha terminato in meno di 4 ore i 42 chilometri di una corsa in programma a Verona, la città di Romeo e Giulietta non troppo amica negli ultimi anni dei colori granata. E lì si è vista la “malattia” di Vincenzo che ha percorso l’intero tragitto con un drappo granata e la scritta “forza Salernitana”.

Ma Vincenzo preferisce non guardare al passato e pensare al futuro dell’ippocampo: “La squadra è assemblata bene, quest’anno sembra davvero competitiva – la sua analisi sul momento di Bocalon e compagni -. Ci sono tanti calciatori nuovi, c’è ancora bisogno di un po’ di tempo per farli assestare. Ma interverrei in difesa, prendiamo troppi gol evitabili”, racconta saltando da un argomento all’alto, parlando di calcio così come della tradizione quasi scomparsa del presepe. “Quando ho cominciato, venivano i nipoti con i nonni a comprare i pastori. Adesso, invece, è un oggetto quasi di culto. Le Luci d’Artista? Non c’hanno portato un gran ritorno, soltanto qualche curioso si ferma ma l’impatto non è quello atteso”, ripete mentre si specchia nelle vetrine delle sue creazioni. Eppure la statuina di Minala al 96’ qualcosa ha mosso: “Ho pubblicato la foto su Facebook e subito ho ricevuto numerose richieste. E, soprattutto, finora nessuno ha protestato…”, dice con un sorriso sottolineando soltanto la finalità goliardica della sua iniziativa. Capace di mischiare sacro e profano, rendendo mistico qualcosa di magico.

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