Facendo le debite proporzioni e le dovute distinzioni, di punti in comuni, sotto l’aspetto della comunicazione, tra Silvio Berlusconi e Vincenzo De Luca se n’erano già trovati un bel po’ nel corso degli anni. Da qualche giorno ce n’è uno in più: l’ironia sul passato lavorativo di Luigi Di Maio.

Bersaglio “preferito” del governatore della Campania, che ha arricchito ulteriormente la parodia di Maurizio Crozza nel capitolo «Luigino», stavolta l’aspirante candidato premier del Movimento 5 Stelle è finito nel mirino del leader di Forza Italia, alla sua ennesima (ri)discesa in campo in vista delle prossime elezioni (non in prima persona, ma a capo del partito azzurro). Così Berlusconi, tra la cosiddetta contro-Leopolda organizzata da Mariastella Gelmini e l’ospitata in Rai da Fabio Fazio: «I grillini hanno un frontman che si chiama Di Maio, un faccino pulito, che ha fallito alle facoltà di Legge e Ingegneria, ha fatto solo un mestiere: lo steward al San Paolo per vedersi gratis le partite del Napoli».

Già, proprio il tema su cui De Luca, da diverso tempo, batte forte e di continuo per ribadire il concetto che «Di Maio, vicepresidente della Camera con stipendio di 15mila euro al mese, parla di lavoro in Italia pur non avendo mai lavorato, perché leggendo il suo curriculum prima di entrare il Parlamento si scopre che ha fatto al massimo lo steward allo stadio San Paolo».

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