di MARK GRECO
Le opzioni sono due: o il Presidente Trump sceglie bene i suoi collaboratori o in alternativa la fortuna gli sorride incurante del ciuffo e del cipiglio arrogante (ma si sa, la fortuna è donna).
Un anno e poco più di Trump e gli Stati Uniti sono ancora una democrazia a tutti gli effetti. Eppure ci avevano avvertiti il New York Times la CNN e tutto il gotha liberal (nel senso americano e veltroniano del termine) mondiale che in caso di elezione una serie di catastrofi si sarebbero susseguite sul globo terracqueo, a partire dalla caduta dei mercati finanziari occidentali, passando per la fine della globalizzazione causa annunciato protezionismo economico e muro al confine del Mexico, finendo con l’invasione delle locuste negli immensi campi di grano del Midwest.
Dato che il sempre (dai poco originali liberal nostrani) osannato NYT non può aver lanciato allarmi ingiustificati e neanche fatto il tifo in modo viscido per la Clinton come se fosse una Repubblica qualsiasi, viene automatico pensare che il pessimo Trump sia riuscito nella sintesi delle due opzioni: abbia avuto cioè fortuna sfacciata nel trovare i giusti collaboratori. Ideologi dell’ultradestra e militari ebrei (ovviamente ricchissimi) tutti seduti allo stesso tavolo senza accoltellarsi è segnale che la buona sorte siede di fianco a the Donald. E anche quando qualcuno di questi ha abbandonato il tavolo (Bannon) non è uscito dalla cerchia dei consiglieri. Certo avere un consigliere formalmente incaricato associato ai partiti della destra estrema nel clou della nuova ondata iconoclasta che ha investito la terra scoperta dal negriero Colombo causava qualche imbarazzo, ma la nostra dea bendata è intervenuta facendo “litigare” con tempismo perfetto i due salvando capra cavoli e qualche statua.
Magari the President è prossimo a esautorare il segretario di stato Rex Tillerson, l’Alfano a stelle e strisce, causa insoddisfazione del suo modo di condurre i colloqui col nuclear boy Kim Jong Sun, troppo remissivo e amicale Tillerson, quando al contrario il Nostro chiedeva di risolvere la questione sfidando lo stesso a colpi di Gangnam style. Tramontata l’opzione X-Factor, il biondo presidente è passato al piano B, ovvero autorizzare i paesi minacciati, Giappone e Corea del Sud, all’acquisto di maggiori quantitativi di armi (per svariati miliardi di dollari) dagli americani stessi e accentuare la pressione sul leader cinese Xi Jinping affinchè inasprisse le sanzioni economiche sui nord coreani. Dopo aver stoppato gli acquisti di materie prime e vietato l’ingresso dei lavoratori in Cina è rimasto solo il petrolio a legare commercialmente i due paesi. Kim si trova quindi nella scomoda situazione di avere l’alleato ricco, che stringe i cordoni della borsa, da punire eventualmente, come uno Spada coreano, a furia di testate (nucleari). Peccato che poi non avrebbe carburante a sufficienza per muovere esercito, aviazione e marina. Data la perfidia (che si sa esser donna) della strategia, sono quasi certo che l’ispiratrice sia stata la consorte Melania. Ovviamente il tutto col beneplacito di Putin che, come ci ha spiegato il NYT, ha fatto vincere le elezioni a Trump grazie ai suoi hacker che sovvertono elezioni senza sosta, che sia negli States che in Inghilterra, fino ad arrivare magari fino a Ostia.
Se volete un altro esempio di come gli eventi si incastrino a favore dell’ex magnate dell’edilizia, osservate come sono andate le cose in Medio Oriente. Dopo aver invaso twitter di proclami contro gli iraniani e l’accordo nucleare stipulato dal nobel per la pace (di breve durata) Obama, Trump è andato a vendere armi per svariati miliardi di dollari (300 e passa nei prossimi dieci anni) agli Arabi. E mentre l’Arabia Saudita è pronta a regolare i conti con gli odiati persiani sciiti -grazie ai suddetti armamenti- gli USA sono pronti ad annunciare che riconosceranno Gerusalemme come capitale di Israele spostando in loco l’ambasciata. E gli arabi muti. Una condotta del genere non può che essere ispirata dal subdolo seguito giudeo che il commerciante da strapazzo è solito consultare nei meandri più occulti della Trump Tower.
Ma la fortuna non si esaurisce oltreconfine, giocando un ruolo fondamentale anche in casa. Per chissà quale congiuntura astrale, dai calcoli del think thak indipendente Tax Foundation (sicuramente finanziato da Putin) la riforma fiscale che sarà varata da qui a breve dovrebbe garantire 925 mila nuovi posti di lavoro entro il 2020 e al contempo aumentare il reddito disponibile delle famiglie americane di 2598 dollari l’anno. Mi rendo conto che questi numeri impallidiscono rispetto ai traguardi raggiunti da Renzi prima e Gentiloni poi, ma non si può pretendere troppo neanche dalla nostra dea bendata. Chissá peró che Trump non decida presto di avvalersi delle capacità dei politici italiani, chiedendo consulenza a Minniti per le questioni riguardanti l’immigrazione messicana e alla Boldrini per l’integrazione dei terroristi islamici.
Non si sa se questi colpi di fortuna serviranno a garantire un futuro roseo, e soprattutto lungo, all’ “intruso” alla Casa Bianca, specialmente stando alle recentissime dichiarazioni di Michael Flynn, l’ ex consigliere per la sicurezza arrestato dalla FBI nell’ambito dell’inchiesta Russiagate, e dichiaratosi ora colpevole di aver mentito alle autoritá per ben due volte. Flynn parebbe pronto ora a testimoniare contro the Donald. Per conoscere la prossima mossa del rocambolesco presidente, ci basterá tenere d’occhio twitter.