Ricorreranno al Tar i 23 tifosi del Napoli destinatari di altrettanti Daspo, tutti della durata di tre anni, dopo esser stati identificati durante la gara della Dacia Arena tra gli azzurri e l’Udinese. I supporters partenopei hanno affidato agli avvocati Emilio Coppola e Giovanni Adami il mandato per impugnare i provvedimenti emessi dalla Questura di Udine invocando «verità su quanto accaduto il 26 novembre scorso in Friuli».

Il gruppo di sostenitori napoletani era in possesso di regolari biglietti di Tribuna laterale Sud, acquistati senza Tessere del Tifoso. Tutti sono entrati nel settore loro preposto – destinato al pubblico locale – solo dopo un’identificazione. In quella zona c’erano degli allievi di una scuola calcio, fatti spostare per garantire una “zona cuscinetto” rispetto alla tifoseria di casa.

Ed è qui che si scava il solco tra due versioni contrastanti. Quella delle forze dell’ordine è stata spiegata in una nota ufficiale diffusa qualche giorno fa, che annunciava i Daspo: «I tifosi del Napoli avevano fatto ingresso nel settore Tribuna laterale Sud dello stadio e, ignorando arbitrariamente le indicazioni degli steward che li indirizzavano ai posti loro assegnati, avevano guadagnato, con atteggiamento prevaricatore e minaccioso, la balaustra che delimita il campo da gioco dalla tribuna. Tale atteggiamento aveva costretto il personale operante a far spostare un gruppo di bambini, appartenenti a scuole calcio affiliate all’Academy dell’Udinese, che occupavano legittimamente il settore e che erano stati intimoriti dall’azione dei facinorosi».

È su questo punto che i tifosi partenopei non ci stanno, rivendicando anzi persino momenti goliardici con fotografie scattate assieme ai bambini presenti. Una versione sostenuta pubblicamente attraverso il comunicato che di seguito riportiamo testualmente, firmato “I diffidati di Udine”: «Domenica 26/11/17 a Udine si è assistito all’ennesimo abuso di questo sporco sistema nei confronti del Mondo Ultras, a rincarare la dose i mezzi stampa che divulgano la solita disinformazione, accusandoci di un brutto gesto che va oltre i nostri valori. Noi siamo UOMINI prima di essere ultras. Mai avremmo permesso di far spostare una scuola calcio formata da bambini per farci posto. Il nostro credo si basa sull’aggregazione e sul tramandare i nostri valori dal più grande al più piccolo, e non c’è cosa più bella. A Udine si è oltrepassato il confine morale, non ci hanno accusato di un reato da stadio, ma di una cosa ben più grave. Avremmo pagato a qualsiasi prezzo una pena, scontandola nel massimo SILENZIO, ma di questa menzogna ci sentiamo indignati! Sperando che la verità sul nostro comportamento venga fuori, e al di là delle rivalità storiche e territoriali tra tifoserie, esortiamo tutti i presenti a fare luce sui fatti della Dacia Arena!».

Ora i “diffidati di Udine” hanno affidato agli avvocati Coppola e Adami il proprio ricorso al Tar.

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