di DARIO CIOFFI
Adesso tocca all’Arechi. E non (soltanto) perché l’ha chiesto Lotito, galvanizzato dai suoi «avevo ragione» dopo aver (ri)visto una Salernitana compatta, autoritaria, a tratti brillante, di nuovo vincente. Colantuono in panchina ha portato ordine, linearità, nuove e forse più logiche soluzioni, poche e provvidenziali mosse nei posti giusti, e soprattutto i tre punti, ché senza quelli ogni alchimia complessa si svuota di significato. Ora tira buon vento, e al popolo granata spetta il compito di soffiare un altro po’ dalla parte giusta.
Giovedì sera lo stadio con il nome da principe saluta un 2017, al solito, abbastanza travagliato e però che lascia intravedere orizzonti di speranza per un futuro più competitivo. Scenari di cui ognuno, per la propria parte, dovrà provare a esser complice, per diventar artefice d’un destino che la Salernitana ha dovere d’inseguire in un campionato che dà spazio, in cui la linea di confine tra la crisi e la suggestione dura lo spazio d’una partita, d’una vittoria, d’un comprimario che diventa protagonista e d’un incompiuto che con una sola decisiva giocata mostra un talento poco prima tenuto nascosto.
C’è margine, c’è possibilità, c’è pure potenzialità per “buttarsi dentro”. Ai granata il compito di tentare e crederci, alla gente d’accompagnarli, supportarli, spingerli. Ché poi giovedì sera all’Arechi c’è Salernitana-Foggia, la sfida dei mille incroci, d’un passato mai cancellato, come quei ricordi sofferti dell’epoca vissuta come “periferia dell’impero” di Casillo che un giorno di quasi vent’anni fa affondarono come il Titanic nella scenografia della Curva Sud. Lì s’annuncia ancora spettacolo. E toccherà esser in tanti non solo per goderselo, ma per sentirsene parte. Una festa in cui non c’è bisogno d’invito. Come si dice (?), Natale con i tuoi…