Il rene della madre per salvare il figlio. È una storia di cuore, di speranza e di vita quella raccontata dal dottor Carmelo Alfarone, responsabile nefrologo del Centro Betadial, che fa parte del Consorzio Nefrocenter, un’eccellenza della sanità campana.

Il trapianto di rene è stato effettuato dall’equipe diretta dal professore Paolo Rigotti su un paziente seguito ambulatorialmente a Cava de’ Tirreni, un ragazzo di 24 anni, Salvatore. Nel dicembre 2016 da un esame di laboratorio era emersa una funzione renale alterata con valori che giustificavano l’avvio a trattamento emodialitico, che il giovane ha iniziato presso il reparto di nefrologica dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. A gennaio 2017 il ragazzo è stato dimesso per essere seguito presso il Centro Dialisi Betadial in attesa di trapianto. Sono stati gli stessi genitori a proporsi come donatori e per motivi di istocompatibilità è stato scelto il rene appartenente alla madre, Marianna. II trapianto è avvenuto il 26 gennaio 2018 presso il centro di Padova e il rene ha dato subito segni della sua funzionalità appena finite le anastomosi vascolari, ureterali e vescicali.

«Salvatore – spiega il dottor Alfarone – era affetto da una malattia renale rara, la Sindrome di Bartter, geneticamente trasmessa e dovuta a un riassorbimento difettoso di sali a livello dei tubuli renali e che ha scarse aspettative di vita se non viene curata rapidamente. La malattia renale era insorta già nei primi anni di vita, quando se ne sono accorti si è provveduto a somministrare integratori di sali di potassio per sopperire a quelli che venivano espulsi insieme all’urina. Intanto, con il passare degli anni, cominciavano a manifestarsi i primi sintomi, scarsa crescita – considerato che senza calcio le ossa non si calcificavano -, sordità lieve, finché non si è poi reso necessario il trapianto».

E tra le pieghe del caso clinico c’è l’infinito amore d’una mamma, che voluto donare il suo rene per garantire una vita migliore a suo figlio.

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