“A più di sette anni dalla morte di mio fratello non ci sono ancora i nomi dei colpevoli. Con questa marcia vogliamo tenere sempre desta l’attenzione nei confronti delle indagini“. Vuole continuare a lottare pur di scoprire la verità, Dario Vassallo, fratello di Angelo. Questo pomeriggio, accompagnato da sindaci, amministratori e associazioni da ogni parte d’Italia, ma soprattutto tanti cittadini, Dario Vassallo ha dato vita alla “Marcia per Angelo”, tenutasi ad Acciaroli, nel Cilento, per chiedere che non vengano archiviate le indagini sull’assassinio di Angelo Vassallo, ex sindaco di Pollica ucciso la notte del 5 settembre del 2010. Ad organizzare la marcia è stata proprio la “Fondazione Angelo Vassallo“, che nei giorni scorsi ha anche lanciato una petizione sul portale “Change.org” per dire “no” all’archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Salerno. Alla marcia, in prima fila, insieme con il fratello del sindaco Vassallo, presidente della fondazione, c’era anche la moglie di Angelo Vassallo, Angelina, e il figlio Antonio. La marcia ha attraversato in silenzio il piccolo centro della costiera cilentana, dal porto turistico al luogo dove la notte del 5 settembre di 7 anni e mezzo fa il “sindaco pescatore” venne trucidato con nove colpi di pistola mentre era a bordo della propria auto, a poche decine di metri da casa sua. Dario Vassallo ha voluto sottolineare che la manifestazione “Non è contro la magistratura, con la quale abbiamo sempre collaborato e continueremo a farlo perché solo in questo modo potremo arrivare alla verità.
“Non sappiamo se questa marcia servirà a scongiurare il pericolo di archiviazione delle indagini“, ha commentato Antonio Vassallo, figlio del “sindaco-pescatore”. “Siamo qui per ricordare mio padre, una persona straordinaria. Vogliamo sapere cosa è successo quella notte. Vogliamo che questo iter giudiziario non si fermi qui, che la politica, la magistratura, e in questo caso lo stesso ministro Orlando possano comprendere le nostre motivazioni e permettere che l’indagine vada avanti. Siamo noi che lo chiediamo, ma lo chiede anche il nostro territorio. L’idea che gli assassini di mio padre siano liberi è insopportabile”.