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La Regione revoca l’Aia alle Fonderie Pisano, lo stabilimento di Fratte costretto a interrompere la produzione (clicca qui per leggere l’articolo). Una vicenda che si protrae da anni e che ha generato tensioni a Salerno. Il sindaco Enzo Napoli, dopo la decisione arrivata da Palazzo Santa Lucia, ha affidato a una lunga nota stampa il suo pensiero, ribadendo la necessità di delocalizzare l’impianto.

«La vicenda delle Fonderie Pisano è arrivata al suo punto cruciale. La Regione Campania ha decretato la revoca dell’AIA (Autorizzazione integrata ambientale), stante l’inidoneità del sito a garantire un livello elevato di protezione dell’ambiente, per sopravvenuta carenza dei requisiti di legge – si legge nella nota diramata dal sindaco di Salerno -. Tale decisione è stata motivata dal permanere delle gravi e numerose criticità emerse nelle relazioni ispettive e dell’inefficacia delle migliorie tecniche attuate dall’azienda. Di qui la decisione della revoca dell’autorizzazione regionale con conseguente chiusura delle attività presso l’impianto e invito alla presentazione di un piano di bonifica del sito. Questa decisione chiama in causa evidenti e gravi responsabilità dell’azienda. Da sempre abbiamo sostenuto, al di sopra di ogni posizione demagogica, che l’obiettivo preminente fosse la salute dei cittadini e che la proprietà avrebbe dovuto approntare per tempo un progetto di ammodernamento che tenesse conto di tale primario valore. La colpevole inerzia delle Fonderie Pisano determina pesanti e gravi ricadute occupazionali, che vanno subito affrontate.
A partire dalla decisione della Regione occorre finalmente voltare pagina. Iniziative concrete e rapide spettano alla proprietà verso la delocalizzazione dell’impianto, in modo da garantire la realizzazione di un moderno stabilimento adeguato a tutte le normative tecniche e ambientali. È questo il modo giusto per garantire un futuro in altro sito all’attività produttiva, salvaguardando il sacrosanto diritto al lavoro di tutte le maestranze, a partire dalle tutele sociali che andranno convenute in sede sindacale per la fase transitoria».

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