di DARIO CIOFFI

La salvi chi può. Per ora ci (ri)proverà Colantuono, che resta al suo posto, confermato dalla società e blindato dalla squadra come spiega neppure tanto tra le righe una nota (leggi qui) partorita dopo un confronto con il ds Fabiani. Patron Lotito è nel rush finale della campagna elettorale e pensa al Senato “vero” (quello della Repubblica), piuttosto che ai “senatori” dello spogliatoio granata che avrebbero promosso la lettera pubblicata sul sito di bandiera, mentre Mezzaroma s’è visto all’Arechi ma non sentito, preferendo lavorare nel retroscena a caccia d’una soluzione che – cosa che più inquieta – nessuno sembra aver in tasca.

Di cocci da raccogliere ce ne sono parecchi. Salernitana-Parma 0-1 è stata l’ennesima conferma che il cavalluccio marino, alla quarta sconfitta nelle ultime cinque partite, di questo passo rischia davvero di sprofondare in serie C. Nello stadio con il nome da principe, per la prima volta in sette anni dopo la “rinascita” dalle ceneri, si son sentiti cori, scanditi a gran voce, contro Lotito, invitato ad andar via perché – ipse dixit – «Salerno non è la Lazio». Una contestazione eloquente, arrivata fin sotto la Tribuna, che non ha risparmiato nessuno, dopo novanta minuti di sostegno incessante, un messaggio di disapprovazione rivolto alla squadra e alla società che l’ha allestita giudicandola «altamente competitiva». Tesi smentita dai fatti, dall’incapacità di questo gruppo d’aggrapparsi almeno all’orgoglio per ribellarsi a un destino che gira storto.

«Fuori le palle», c’era scritto sull’unico striscione affisso in balaustra. L’hanno gridato a voce alta gli ultras della Curva Sud Siberiano nel pre-gara. Formavano un rettangolo di braccia tese nel deserto d’uno stadio lasciato vuoto dal gelo del tempo e da quello dell’anima, fiaccata da una classifica senza suggestioni, anzi in cui ora avanza seriamente la paura, e però capace di tener ancora accesa una fiammella d’entusiasmo, che arde di fede incrollabile, roba che con i risultati non si governa. Il dato di 5826 presenti è persino inattendibile, perché parecchi dei 3381 abbonati son rimasti a casa, eppure quelli che c’erano hanno cantato come se fossero stati in 20mila.

Però non basta, di questi tempi, ad aiutare una squadra che di soluzioni ne ha poche, ridondanti e inefficaci, finendo per ridar ossigeno pure a un Parma a sua volta col respiro corto e che a Salerno, dopo esser andato a bersaglio al primo affondo, ha steccato almeno quattro volte il raddoppio. Tanto che, all’ennesima chance sprecata dai ducali, qualcuno, nella ghiacciaia della tribuna stampa dell’Arechi, dove se lasci “in fresco” una torta la trovi buona e ben conservata come se fosse appena uscita dal laboratorio pure una settimana dopo, ha sospirato «gol mancato gol subito». Macché. La Salernitana che viaggia verso Ascoli, scontro diretto da brivido a bassa quota, smentisce pure la saggezza degli antichi.

Tocca soffrire. Stringersi e sperare. La gente, la stessa che contestava, è pronta a farlo. A tutti gli altri tocca trasformar in fatti i buoni propositi della lettera firmata dalla squadra. La salvi chi può…

(foto CARLO GIACOMAZZA)

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