di DARIO CIOFFI

Uomini, luoghi e calcio d’altri tempi. «Se ne va Agostino Di Bartolomei. Se ne va il vecchio stadio Vestuti, dopo 50 anni d’onorata ospitalità a gare campane», scrisse (e lesse) Luigi Necco il 3 giugno del 1990. E oggi che se ne va anche lui, quelle parole con cui “salutò” l’ultima partita da calciatore di Ago, che sarebbe poi morto suicida nel ’94, ma anche dello storico “catino” di Piazza Casalbore a Salerno, diventano storia.

Era lì, il celebre giornalista napoletano, voce e volto d’un tempo meraviglioso per chi s’innamorò d’un pallone che non c’è più. Era in campo, in mezzo a centinaia di persone che celebravano quel Salernitana-Taranto, «partita senza storia», disse nel suo racconto, insistendo lungo quel filo con volute ripetizioni: «Ma la storia per i granata è quella alle spalle e ora ne comincia un’altra, di storia, in serie B».

Necco “mandò in pensione” Di Bartolomei con un’intervista-lampo che mostrava, in pochi secondi, un po’ della personalità d’entrambi. L’acuta e straordinaria capacità dell’inviato Rai d’aprire un mondo di potenziali risposte con una domanda secca e la voglia di Ago d’esser sempre se stesso, sobrio, introverso e telegrafico anche nel giorno del suo addio a quei campi su cui era stato protagonista per quasi vent’anni.

«È l’ultima?», chiese Necco.

«L’ultima», rispose DiBa.

«Si ricorda la prima?», continuò il giornalista.

«Sì, 22 aprile del ’73 a Milano, San Siro», ribatté il capitano.

«Come andò?», provò a insistere.

«Bene alla rovescia. Ci siamo salvati», chiosò Agostino, in quel tripudio del Vestuti.

Uomini, luoghi e calcio d’altri tempi…

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