bari-salernitana

di DARIO CIOFFI

«Ci sono bambini? Vengano qui avanti. Tutti i bambini. Perché questo gemellaggio adesso “passa” a loro». L’immagine più bella di Bari-Salernitana, oltre il rituale tradizionale dello scambio di cori, striscioni e sciarpette, delle birre offerte dai padroni di casa agli ospiti e della sfilata bandiere al vento nel pre-partita, è in un passaggio di consegne generazionale che in passato non s’era mai visto. Perché le parole contano tanto, certo, però i gesti di più. E così, all’esterno del San Nicola, mentre gli ultras baresi danno il benvenuto ai “fratelli” granata, che ricambiano con un eloquente «finché morte non ci separi», dal megafono della Curva Sud Siberiano parte l’adunata dei piccoli tifosi: «Adesso tocca ai bambini. Noi gli tramandiamo questo gemellaggio che dura da 35 anni. In futuro toccherà a loro portarlo avanti per sempre».

Così, «di generazione in generazione», (ri)partendo da quel giorno del 1983, al vecchio Stadio della Vittoria, la “fratellanza” tra le tifoserie di Bari e Salerno arriva ai baby supporters. Sono loro, per la prima volta, a stringere tra le mani le targhe celebrative che le due Curve si scambiano per celebrare il 35esimo anniversario d’un’amicizia dalle «radici profonde». Fanno blocco tutt’insieme, i “piccoli ultras” baresi e salernitani, ché sono i “grandi” a sfilarsi e lasciargli spazio in testa al corteo biancorosso-granata che s’è formato sullo sfondo dell’astronave di Renzo Piano. Non mostreremo la foto di gruppo, pur essendo cartolina meravigliosa d’un calcio che fa ancora ancora innamorare oltre ogni insopportabile slancio di retorica, per rispetto di decine di “minori” che per Legge – anche in occasioni d’eventi sportivi e soprattutto di festa – non possono finire su organi di stampa senza l’autorizzazione dei genitori, però ne custodiamo il momento, il significato, l’emozione. È l’immagine più bella di Bari-Salernitana. Valeva la pena raccontarla…

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